Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film
Atteso ritorno in regia dell'attore "virziniano" Edoardo Gabriellini, autore pure, insieme al protagonista Valerio Mastandrea, della sceneggiatura. Un storia che parte piano, con i toni leggeri ed ironici della commedia anche un po' scanzonata e si trasforma pian piano in un incubo ossessivo e sanguinolento da una parte, frutto di intolleranza, invidia, gelosia che due carpentieri forse un po' ingenui ed incauti, giunti in un paesino montano della Toscana, suscitano sui quattro abitanti del luogo; dall'altra in una acuta e per certi versi sorprendente analisi di quanto sia cinico e facile al compromesso l'uomo pur di riuscire a barattare, anche a caro prezzo, il ritorno ad un successo che da anni piu' non conosceva o faceva suo. E' il caso del cantante Fausto Mieli, da anni ritiratosi a vivere in una confortevole casa/baita alle pendici di un parco naturale negli Appennini; luogo quasi incontaminato (salvo qualche celato episodio di bracconaggio) nel quale l'artista ha scelto di vivere con la moglie invalida, e che ad inizio film vediamo accogliere presso di se' i due fratelli impresari sopra menzionati, per un lavoro di ristrutturazione alla grande terrazza.
Se Mieli infatti, a prima vista, appare come un uomo molto affettuoso ed attento alle cure della moglie, molto rispettoso della natura e dell'ordine prestabilito, nel corso del film impariamo meglio a farci un opinione su di lui, che e' ben diversa da cio' che le superficiali apparenze iniziali suggeriscono.
Scopriamo infatti ad esempio che la sua attenzione alla salvaguardia degli animali nel parco e' solo frutto del fatto che "sono io che ci metto la faccia", come rinfaccera' il cantante al sindaco fantoccio della comunita'; inoltre le attenzioni di Mieli verso la moglie sono piu' mirate a costringere la donna ad una vita di segregazione ed oblio, almeno fino a quando la possibilita' di un ritorno insperato sulle scene creerà nell'uomo di spettacolo quell' accanimento cieco e determinato che lo estraniera' da ogni altra questione, anche seria e inerente la sua sfera affettiva.
La carne al fuoco e' molta, troppa, e il film ingrana da un certo punto in avanti la marcia concitata del thriller da cronaca nera locale che contraddistingue purtroppo ogni giorno e sempre piu' le pagine locali dei nostri quotidiani: un cinema che ricorda certe incursioni anche impudiche nel noir di provincia di Fernando Di Leo e, soprattutto grazie all'ambientazione montana amena e alla purezza di certi boschi secolari, le atmosfere malate e tese da "Un tranquillo week end di paura". Due spunti interessanti e un po' insoliti da abbinare: la cronaca nera che sfocia nel massacro e la cinica battaglia per un ritorno al successo ormai quasi dimenticato tanto e' lontano nel tempo. Quello che pero' non sempre risulta felice e pienamente controllato e' il tentativo di amalgamare i due temi principali e rendere fluida la miscellanea che ne viene fuori. Ma il coraggio e la sensibilita' non mancano, ne' alla coppia che scrive ne' tantomeno al singolo che ambiziosamente e con un certo coraggio dirige. Inoltre la coppia di fratelli Mastandrea/Germano funziona alla grande nel ritagliare finemente due personaggi speculari e opposti: Germano giovane preciso e disciplinato, timido e ordinario fino alla banalita' contro l'estroversione bizzarra e genialoide del piu' grande Mastandrea che, se non controllato, si trova nel migliore dei casi a creare gaffes e situazioni imbarazzanti o senza uscita. Bravissima la Bruni Tedeschi in un ruolo che richiede coraggio e determinazione oltre che bravura. Quanto a Morandi che dire? egli e' come Baudo o la Carrà: un personaggio che e' e sempre rimarra' uguale a se' stesso e non potra' mai figurare altrimenti o in altri ruoli. In tale situazione e' fin difficile capire se egli stia recitando o continui inesorabilmente a fare il suo personaggio di una vita di spettacolo: solo per questo motivo, e non certo per mettere in dubbio la completezza di un grande artista poliedrico quale egli e', gli avrei preferito un vero attore, che potesse disegnare nella mente e negli occhi dello spettatore un personaggio che, al pari di tutti gli altri, si impari a conoscere gradualmente, nel corso della storia, mettendosi in pari con le caratteristiche degli altri due/tre personaggi coinvolti nelle torbide vicende.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta