Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film
Una località vicino ad un parco nazionale nell’appennino Tosco Emiliano, oasi di verde, luogo suggestivo dove si dovrebbe condurre una vita sana ed in armonia con la natura, diventa invece una specie di inconsapevole prigione a seconda se ci si abita, tipo la ragazza del posto che se ne vuole andare, oppure di una trappola per malcapitati forestieri, come i due operai trasfertisti, interpretati al meglio da Valerio Mastrandrea ed Elio Germano.
Gabbriellini con il suo film, ha il merito di trattare un tema scomodo, quello dei luoghi chiusi, le cui mura non sono delle pareti, ma le teste delle persone che ci abitano dentro, creando per paradosso una situazione che non conviene a nessuno.
Il regista accosta uno di questi luoghi ad un paesino ai margini di una provincia, uno qualunque, non importa dirne il nome, ma basta per farne un esempio, magari ispirato da esperienze da lui vissute.
Qua non ci sono le degradate periferie delle città, ci sono i boschi dove i “Padroni di casa” titolo del film che rappresenta le persone del posto, se ne vanno a sparare indisturbate, vivono di apparenze celando segreti con cui prima o poi dovranno fare i conti.
Padroni di casa, raffigurati nella significativa locandina del film vestiti da umani, ma con la testa di lupo.
Il film è un evidente critica alla provincia più estrema, quella che si isola, dove la xenofobia prende il sopravvento, le armi abbondano e gli “stranieri” fanno da capro espiatorio delle proprie frustrazioni.
Azzeccata e non facile la parte de l’uomo famoso, fiore all’occhiello degli abitanti del posto, ben interpretata da Gianni Morandi, brava la Valeria Bruni Tedeschi nella parte della moglie paraplegica.
Film da vedere, una spirale di tensione che piano piano trascina lo spettatore nel racconto mettendo a nudo i caratteri dei personaggi, i loro cinismo le loro paure che poi sfociano nella più bieca violenza.
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