Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film
C’è qualcosa d’inquietante nella seconda regia di Edorardo Gabriellini. Lo si intuisce subito, sin dalla prima sequenza. Una battuta di caccia illecita ed iniziatica che introduce lo spettatore in un ambiente potenzialmente ostile: una provincia italiana chiusa e imbarbarita, prigioniera di una stasi emotiva, psicologica e sociale al limite dell’alienazione. È in questo non-luogo che giungono i due fratelli protagonisti, operai edili della capitale, ingaggiati da una stella della canzone italiana ritiratosi in esilio per accudire la moglie invalida. La trasferta dei forestieri fungerà da innesco generale per una serie di esasperatissimi eventi grondanti intolleranza, rancore e gelosia. Un impietoso ritratto di degrado umano racchiuso in un crescendo di tensione strisciante che il giovane attore/regista gestisce in maniera contenuta, realistica, insinuandosi sottopelle, alterando equilibri familiari, corrompendo adolescenze, disturbando coscienze. L’Italia è anche questa, Gabriellini ce la mostra associando la tranquillità di splendidi paesaggi naturali al caos incessante di menti viziate da violenza ed arroganza e lo fa con un incisivo senso del tragico, splendidamente supportato da un cast ineccepibile che ha in Valerio Mastandrea il cane di paglia perfetto.
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