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Reality

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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Scarlett Blu

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La recensione su Reality

di Scarlett Blu
8 stelle

Mi sono lasciata incuriosire da questo film, solo dopo aver capito quale fosse il vero tema trattato; all’inizio, avevo colto alcuni vaghi cenni a Grande Fratello e il mio timore era di trovarmi di fronte ad un’ opera celebrativa.

Un film su Grande Fratello, o su uno qualsiasi dei suoi personaggi, reali o immaginari che siano, per me sarebbe equivalso a un film su facebook, ovvero di nessun interesse.

Per fortuna il film parla di tutt’ altro.

 

Reality, ovvero il potere distruttivo e delirante della televisione, sulle piccole semplici menti umane.
Questo dettaglio si nota nella scena che vede Luciano e tutta la sua famiglia davanti al teleschermo in religioso silenzio o quasi, a contemplare il programma, con lo sguardo ipnotizzato dal nulla (la volgarità è scontata) – questa è una delle cose che mi sorprendono di più e mi domando sempre come fanno le persone a lasciarsi coinvolgere da tanta noia e banalità, pressappochismo e stupidità.

Il reality show è l’illusione ingannatrice di un sogno, della strada più semplice che ti fa credere di poter prendere facili scorciatoie per cambiare la tua vita, e non servono più il talento, lo studio, la gavetta dura e severa della formazione e dell’esperienza.

Non serve neppure la passione - e Luciano non ne ha alcuna, di nessun genere - che ti fa arricchire e ti spinge nella direzione giusta, nella ricerca personale che diventa percorso di vita e sacrificio che porta alla meta.

Soprattutto quest’ ultimo è abolito, eppure non c’è risultato o obiettivo umano che non comprenda la sua parte, grande o piccola che sia.

Perché anche il talento, dono per quanto naturale non è mai del tutto scontato, va educato, costruito con tenacia, rigore e pazienza.

E il vero condizionamento forse sta proprio qui.

La cosa credo più pericolosa, proposta da questo tipo di televisione.

E i cervelli si atrofizzano. E i valori soccombono alla mediocrità.

 

Il regista di Gomorra, Matteo Garrone, attraverso la commedia che diventa parabola amara di vita, racconta una storia che ha un sapore più tragico che divertente, e declina in toni surreali e onirici.



Ambientato in una Napoli colorata, luminosa, suggerita da una fotografia dai toni accesi, popolata di personaggi vivaci, veraci maschere napoletane, tra chiese, riti religiosi e santi, il film narra la vicenda tragicomica di Luciano, un ingenuo pescivendolo che si arrabatta con un'altra attività non proprio limpida, che dopo un fortuito provino alle selezioni di Grande Fratello, sogna di entrare nella famosa casa come uno dei concorrenti.

 

 Quello che parte come un sogno, una possibilità, un gioco da prendere neppure troppo seriamente, diventerà per Luciano un’ ossessione ai limiti della follia paranoica. Realtà e illusione finiranno per confondersi e il protagonista non sarà più in grado di distinguerle, condizionando la sua vita e quella dei suoi amici e famigliari, in particolare la moglie e i due figli,  all’estremo.

Convinto di essere controllato, seguito, spiato dall’occhio vigile di Grande Fratello, Luciano arriverà a compiere azioni assurde e folli – come dare tutti i suoi averi ai barboni del quartiere – sicuro di essere sul punto di dare una svolta decisiva alla sua vita.

In realtà, non ci sono svolte, solo una costante perdita di coscienza e identità.

Il finale del film è amaro e spiazzante, quasi senza speranza, come un sogno mediocre e fasullo che diventa realtà, ma rivela la pochezza di cui è fatto.

Temo che ci vorranno anni, decenni per arginare i danni provocati da questo costante, apparentemente innocuo, lavaggio del cervello fatto attraverso la tv, di cui il potere sicuramente si è avvantaggiato.

Per riflettere.

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