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I fiori della guerra

Regia di Zhang Yimou vedi scheda film

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La recensione su I fiori della guerra

di Enrique
8 stelle

Zh?ng Yìmóu è un intenditore autentico dell’estetica delle forme ed un vero maestro della costruzione scenica. A beneficio della rappresentazione, in questo caso, dell’orrore della guerra, nonché del suo contraltare; la virtù dell’innocenza. Anche quella riscattata in tarda età, quando i fiori più belli del giardino terrestre sembrano essere già tutti sbocciati… ed appassiti.
Nell’ultima fatica del grande regista cinese le abiezioni della guerra incontrano i germogli più teneri e delicati della vita e, nonostante tutto, essi non travolgono; non li spazzano via, perché ai tentativi di essi inquinare si frappone la fermezza di un uomo che coglierà la palla al balzo per dimostrare di quale pasta sia davvero fatto. Perché vi si frappone il compimento di un progetto amorevole di sacrificio estremo. Un progetto che si alligna sul terreno della tradizione di un popolo che il senso del sacrificio ha scritto nel proprio codice genetico e che, nondimeno, propizia l’immagine nitida (quanto tacita e sottaciuta) di una connessione intima con il valore dell’immolazione sacrificale per antonomasia (quella, 2000 anni prima, dell’uomo nella cui “casa” detto progetto è stata segretamente ordito).
Z.Yìmóu affresca superbamente scenari di desolazione e devastazione, affidandosi al realismo nudo e crudo delle sue iconiche immagini, che non lasciano nulla al caso (trapelano, piuttosto, chiare vene di retorica nazionalista; giorgiobarbarotta), né all’immaginazione. La sua regia si lascia sconvolgere dallo smarrimento delle anime le cui vicissitudini essa insegue (le quali, finanche nella casa del Signore, sono destinate a non trovano pace), eppure sempre essa vigila sull’integrità della propria nobile mission.
Il coefficiente di manierismo di talune sequenze; di talune scelte narrative rimane assai contenuto. Ed il film resta una gran bell’opera d’arte. Da vedere (nonostante l’enigmatico mercato italiano eserciti resistenze insondabili nella ricezione di film “esotici” come questo).

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