Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Zhang Yimou è garanzia di regia sapiente e impatto scenico elegante. L'opera in questione si apre come film bellico dal forte impatto visivo con dispiegamento notevole di mezzi. Cede poi il passo al melodramma, finendo qua e là nelle sabbie mobili della retorica nazionalista e della sfacciata ricerca del commovente. La vicenda richiama a tristissimi fatti storici passati agli annali come l'Assedio di Nanchino, episodio macchiato da atroci stupri di massa da parte dell'esercito giapponese. La presa di posizione netta dell'autore cinese non è una colpa di per sé, ma è l'impianto romanzato e il passo pesante a far scricchiolare la visione di una pellicola che gestita con maggior equilibrio sarebbe risultata sicuramente più convincente. La storia è interessante, i personaggi ben resi dagli interpreti di caratura internazionale, sceneggiatura e fotografia hanno mano ferma, le quasi due ore e mezza però alla lunga si fanno sentire. Simbolismi a secchiate, abiti e divise in primis, ma anche scarpe abbandonate, gattini bianchi, strumenti musicali, finti lasciapassare, il tutto ostentato, quindi sopra le righe. Operazione complessiva che, studiata per il grande successo internazionale, raccoglie plausi maggiormente in terra natia che altrove. Notevole, da leggere, la recensione di OGM.
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