Regia di Berto Pelosso vedi scheda film
Pozzetto ha dimostrato di avere delle qualità in grado di contrassegnarlo. Queste doti gli hanno permesso di non passare inosservato nel mondo del cinema.
Diventa facile riconoscere la sua impronta peculiare in quei lavori in cui ha avuto la possibilità di interpretare dei personaggi che, essendo privi di malizia, finivano spesso per trovarsi in delle situazioni alquanto bizzarre, quasi surreali.
Eh sì, perchè è un modo di recitare, il suo, che lo fa sembrare ingenuo ed anche un pó stralunato, ma mai ridicolo.
Tante sono le scene dei film da lui intepretati che ci fanno rendere conto di ció.
Penso, ad esempio, a quella di ''mani di fata'', dove possiamo vederlo totalmente disorientato di fronte alla strategia, messa in atto dal suo spasimante, per indurlo ad entrare nella doccia.
Ma il film che ha valorizzato appieno il suo talento è stato sicuramente ''da grande', perchè lo ha messo nelle condizioni ideali per poter mettere in mostra gli elementi distintivi della sua recitazione.
Nel film di Pelosso avrebbe dovuto metterli da parte e concentrarsi su quelli che caratterizzano l'attore capace di esprimere del dolore anche attraverso un sorriso.
Ma Pozzetto fa fatica a cambiare faccia, è sempre alla ricerca di quegli spunti in grado di farlo tornare quello di sempre. Alla fine gli spunti non li troverà e nemmeno la forza per rinnovarsi.
Darà vita quindi ad una prova scialba ed incolore.
Bisogna dire inoltre che è tutto l'insieme a mancare di vivacità e spessore. Per non parlare poi dell'originalità che non si riuscirebbe a scorgere nemmeno se fossimo muniti di un cannocchiale. Addirittura il finale è stato scopiazzato da quelli di Troisi.
L'attore napoletano amava, infatti, terminare i suoi lavori facendo divagare i due protagonisti su temi non inerenti alla loro situazione prima di portarli alla riappacificazione con delle battute che a volte rivelavano il senso del titolo del film.
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