Regia di Dahci Ma vedi scheda film
Un uomo, anzi, un’ombra. Un individuo che vive nascosto in un edificio cadente ed abbandonato, nel cuore di un quartiere deserto, ormai destinato alla demolizione. Kim è un mostro. Ha rapito e violentato una bambina. Ed è forse la sua solitaria perversione il vero fantasma, l’anima di una sinistra magia, che materializza l’incubo in mezzo a quelle strade vuote e silenziose. La fantasia di quel folle è potente, e parte dall’immaginazione infantile per dare vita a forme inquietanti, come quei disegni sulle pareti, o quella marionetta costruita con le ossa di un pollo. Attorno a lui, il palcoscenico è vuoto e muto, eppure la sua storia raccapricciante continua ad occupare la scena, con le maschere, i fondali, gli arredi, le voci fuori campo. Il racconto è teatro, l’azione reale è sempre circondata da un alone di mistero. Tutto avviene fuori dalle normali sequenze cronologiche, perché Kim esiste, eppure è assente, è invisibile, ma qualcuno sostiene di averlo notato, di sfuggita, dietro una finestra. Il cortometraggio della regista coreana Dahci Ma – candidato alla Palma d’oro al Festiva di Cannes 2011 – è un nulla ripreso di soppiatto, e magari di striscio, in ritardo rispetto al tempo, quando il presente è ormai fuggito, senza lasciare alcuna traccia, se non il drammatico eco di un ricordo. L’orrore è racchiuso in questo effetto straniante, in questo rimbombo che non vuole staccarsi dai luoghi in cui i suoni, ora vaganti come anime in pena, sono nati come grida di dolore, di paura, di rabbia. Il passato è l’impronta di una verità sofferta, un graffio impresso sulle memorie in disarmo. L’ambiente è invaso dalle macerie e dai rifiuti, che recano ancora evidenti i segni di un’umanità amaramente impegnata nella vita quotidiana. Su quel che rimane, uno spirito diabolico è ora libero di aleggiare indisturbato, con i suoi pensieri funesti che possono finalmente prendere forma, lontano dagli occhi di tutti. Ghost è un’ipotesi visionaria su ciò che accade dietro le quinte del crimine senza spiegazione, quello che si sottrae alla ragione e cerca il buio. Il terrore diviene una presenza impalpabile, eppure vibrante di tensione psicologica. Un fremito acustico che provoca allucinazioni. Un soffio di vento che annebbia la vista e produce, nel quadro, un’inattesa distorsione rivelatrice.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta