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The Grey

Regia di Joe Carnahan vedi scheda film

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La recensione su The Grey

di maurizio73
5 stelle

Sopravvissuto insieme a pochi altri ad un disastro aereo durante una tappa di trasferimento, un abile ed esperto cecchino al soldo di una compagnia petrolifera che opera in Alaska, si ritrova a dover fronteggiare l'assalto dei branchi di lupi della regione, dai cui attacchi ha sempre protetto l'incolumità dei suoi colleghi. Le inclementi condizioni atmosferiche,  la scarsità di viveri e di mezzi ed i dissidi interni al gruppo aggraveranno una spietata lotta per la sopravvivenza nella speranza sempre più flebile di ritornare al focolare ed ai propri affetti domestici.

 

 

Sceneggiato dal regista insieme all'autore del racconto da cui è tratto ('Ghost Walker' di Ian Mackenzie Jeffers), questa ennesima variante dal survival-adventure di ambientazione polare ha il merito (o il limite, a seconda dei punti di vista) di condensare, sin dai rovelli sentimental-nichilisti del voice-over del prologo, quelle tematiche così care al cinema americano di frontiera (penso a London piuttosto che al Pollack di 'Corvo rosso non avrai il mio scalpo') dove lo scontro uomo-natura si confronta con l'epica del reietto votato ell'espiazione di un fallimento umano e sentimentale che lo conduce al volontario esilio di un'esistenza vissuta ai margini del mondo civilizzato.

 

 

 

Che bisognasse perdersi per poi ritrovarsi ce lo sapevamo già e senza alcun tentennamento pare volercelo insegnare anche Joe Carnahan che imbastisce una sorta di discesa agli inferi di un protagonista dalla faccia giusta (il monolitico irlandese d'esportazione Liam Neeson) che sopravvissuto al suo passato, ad un tentativo di suicidio ed al solito disastro areo di prammatica, deve pure vedersela con una affamata popolazione di lupi grigi decisi (giustamente) a difendere il loro territorio dalla molesta invadenza di uno scomodo invasore bianco (c'è pure un nero ma muore quasi subito e per cause naturali) come un tempo lo era stata quella dei pionieri invisi alla corona inglese che bazzicavano gli impervi territori abitati dai 'nativi' dalla pelle rossa. Dominato dal bianco abbacinante di una location naturale ricostruita nella British Columbia e alternando scene d'azione e tappe di riflessione intimistica, il film di Carnahan si sposta pericolosamente sul filo di una retorica familistico-sentimentale che, se da un lato ambisce a caratterizzare personaggi e psicologie alla deriva messi di fronte alla fragilità della propria condizione umana, dall'altro finisce per assecondare la facile tesi di una lirica d'accatto dove il solito eroe dagli occhi di ghiaccio ed il cuore di pietra è destinato a mettere in pratica gli slanci generosi e impavidi della poetica paterna.

 

The Grey (2012): Una scena del film

 

 

Film tutto sommato divertente che si avvale di una buona fotografia e di un montaggio in linea con la confezione mainstream, pare tuttavia lasciare il tempo che trova, riscattandosi giusto in tempo in un finale appena troppo lungo dove, pur lontano storicamente e concettualmente dal melodramma neorealista di Giuseppe De Santis, finisce per far fronteggiare in un epico scontro alla pari la natura ferina dell'Uomo con la spietata intelligenza sociale del Lupo. Quando si dice 'meglio cent'anni da pecora...'.

 

 

 

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