Regia di Joe Carnahan vedi scheda film
Quanti hanno perduto la fulminea scena dopo i titoli di coda?
Basato sul racconto Ghost Walker di Ian Mackenzie Jeffers, chiamato a redigere la sceneggiatura assieme al regista, questo film potrebbe quasi essere interpretato come una sorta di "fratello maggiore" di Frozen (2010). Medesima anima "glaciale", dal freddo pungente fino all'osso, l'ideale per rinfrescare la mente se visto alla torrida calura afosa di una giornata estiva, credetemi. Identico scaltro giovarsi delle paure ataviche e più viscerali del pubblico, stavolta almeno verso coloro i quali guardano da sempre con timore ai disastri aerei. Più personaggi (e non ne rimase nessuno...), ma analoghi carnefici o giustizieri, sebbene qui rimembrino più esemplari di warg che di lupi veri e propri, con un tocco dal sapore oserei dire sovrannaturale.
Comunque non di horror si tratta. Più correttamente la sua collocazione è il genere drammatico. Lento come un salmodiare, ineluttabile come il fato, teso come i nervi dei morituri. Si conta pure qualche accenno di poesia e alcuni ricorrenti inserti onirici, tanto criptici quanto suggestivi, però funzionali nel delineare il carisma del protagonista, un Liam Neeson (John Ottway) ancora capace di reggere il gioco sulle sue spalle. Un thriller onesto, che sa ritagliarsi il suo spazio. Discreto.
L'aereo su cui viaggia un gruppo di lavoratori di un oleodotto precipita in una zona sperduta dell'Alaska. Le forze e le risorse a loro disposizione si esauriscono in fretta e i pochi superstiti, con a capo Ottway, decidono di abbandonare il luogo dello schianto per cercare di salvare le loro vite, intraprendendo un viaggio attraverso l'infinita distesa di neve e ghiaccio dell'estremo nord, che si rivelerà una frenetica lotta contro il tempo, la natura selvaggia, la rigidità del clima, l'ambiente ostile, braccati dai più spietati abitanti di quelle terre desolate.
Non ricordo nulla in particolare. Dominano i silenzi e il soffio del vento. Marc Streitenfeld ha composto di meglio, secondo me, ma forse risponde a una precisa necessità della tipologia di film.
Un maggiore realismo in certi frangenti non avrebbe guastato.
John Ottway. Nulla di straordinario, ma niente male. Convincente.
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