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The Grey

Regia di Joe Carnahan vedi scheda film

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La recensione su The Grey

di alan smithee
6 stelle

" E poi non ne rimase nessuno" oppure "In compagnia dei lupi"....sono due titoli di film un po' noti che potrebbero sintetizzare in una frase la trama di "The grey", ultima fatica di quel Joe Carnahan che cosi' tanto ci piaceva ai tempi del notevole esordio con il teso e ben costruito "Narc", confermato almeno parzialmente da quel "Smokin Aces" che risultava pazzo e simpatico quanto bastava per suscitare attenzione.
In questo disaster movie ben costruito e dalle suggestive ambientazioni, seguiamo la tragica resistenza di un gruppo di superstiti, operai di un oleodotto in Alaska precipitati con un aereo in una landa ghiacciata ed inospitale popolata di lupi famelici e vendicativi. In una continua lotta contro gli elementi naturali e le insidie di un ambiente che non ha nulla di ospitale da offrire ma solo occasioni concrete per una fine violenta e dolorosa, seguiamo un leader problematico come Ottway (Neeson) cercare di riportare a casa piu' persone possibili dei circa sette sopravvissuti alla catastrofe aerea.
Il problema di Carnahan, regista, produttore (insieme ai due fratelli Ridley e Tony Scott) e sceneggiatore, e' che la sua scrittura è spesso banale e ripetitiva - come dimostrato di recente nel bruttissimo e goffo A-team, sempre con Neeson - ed affoga spesso in situazioni e sentimentalismo da quattro soldi che mal si prestano ad una atmosfera tesa e ad una ambientazione che ha molti aspetti suggestivi e coerenti con lo sviluppo della epopea di sopravvivenza di un manipolo di malcapitati.
In questo modo il film, che ad un certo punto in modo anche un po' ironico cita Alive-I sopravvissuti quasi cercando di scongiurarne ipotetici raffronti o accuse di scopiazzatura, alterna momenti di buona suspence e perizia nelle riprese (il volo aereo in condizioni disperate con la rovinosa e tesissima scena della caduta; il primo incontro ravvicinato con i lupi famelici, dagli occhi gialli brillanti nel buio della notte piu' nera), con altri di stanco sentimentalismo che scade nella piu' ingenua improbabilità. A salvare tuttavia l'operazione dal pericolo di un secondo rovinoso "A-team" sopraggiunge un finale coraggioso e meno scontato di quanto non si potesse pensare. Liam Neeson, che lavora instancabilmente da alcuni anni ad una media di 4/5 film all'anno, è un bravo attore dal gran carisma che ultimamente predilige con troppa incauta imprudenza la partecipazione a prodotti un po' troppo commerciali e spesso al di sotto delle sue indubbie rese attoriali.

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