Regia di Kurt Hoffmann vedi scheda film
Bello questo film, che definirei cinema popolare di qualità. E' vivace, movimentato di situazioni e personaggi, ben diretto, sia nelle scene a due o tre che in quelle con numerosi personaggi. Il regista rende anche molto bene sia l'atmosfera di nostalgia per i bei tempi perduti, che quella sentimentale nelle scene tra i due protagonisti. Forse si potrebbe dire che la ricostruzione di questo episodio della gioventù del narratore pecchi di idealizzazione e di mitizzazione, ma non è poi lontano dalla realtà che nella vita di ciascuno di noi vi sono episodi particolarmente sereni e felici, come poi li conserviamo nella memoria. Liselotte Pulver (Piroschka), con le treccine e i piedi scalzi, è una perfetta graziosa campagnola, e sa unire semplicità, bellezza, e ingenuità; è stata una diva del cinema tedesco, benché ignota da noi. Sono forse queste caratterische di lei che fanno innamorare lo studente, intelligente per molti versi, ma quanto al fatto sentimentale si dimostra molto, troppo lento. Ed è qui che giace la lepre. La nostalgia con cui egli ricorda quest'epidodio del lontano passato sa molto di rimpianto per non aver agito a tempo e a modo. Forse è vittima di schemi mentali, del "si fa" o "si usa". Ci mette infatti un bel po' ad accorgersi di essersi sinceramente innamorato di Piroschka, ed insiste a continuare con la ragazza benestante, per la quale in realtà prova solo una superficiale attrazione. La verità è che nella vita, nei momenti decisivi, bisogna saper sterzare con forza, dare un calcio a tutto il resto, cambiare completamente i propri progetti. Altrimenti se ne riceve un rimorso e un'amarezza che poi ci si porta dietro per tutta la vita.
La fotografia è coloratissima, le scene tra i contadini ungheresi sono vitali e non folcloristiche, e tutta la vicenda è avvolta in una piacevole atmosfera come di bel sogno.
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