Regia di John Madden vedi scheda film
Commedia drammatica dedicata, o forse è meglio dire improntata, alla terza età e questo di suo è un aspetto interessante e usualmente poco perseguito (si sa, il trendy alloggia altrove) peccato che i buoni propositi, anche accattivanti, finiscano con il precipitare laddove il contesto deve far leva sugli aspetti di stampo drammaturgico.
Per i pensionati i problemi non mancano (salute, denaro, mancanza di compagnia) e per puro caso un gruppo di persone inglesi appartenenti alla terza età si ritrova ad alloggiare in un albergo in India pensato apposta per loro.
Purtroppo il posto non si presenta proprio esattamente come appariva online, ma si conosceranno ed affronteranno insieme il loro viaggio umano.
Anche in questa circostanza viene confermata la regola secondo la quale le produzioni internazionali siano sovente in difficoltà quando si approcciano con la colorata e speziata atmosfera tipica dell’India.
L’inizio fa comunque ben sperare nella proposizione di un ampio spettro di caratteri (peraltro suffragati da interpreti british di razza pura) appartenenti a quella frangia sociale che viene vista come un relitto, con l’irascibile razzista (indovinate un po’ come diventerà?), la coppia in fuga per mancanza di soldi per continuare a vivere la stessa vita di prima, chi cerca una nuova vita e chi invece quel passato mai scordato, cosciente che i giorni che gli restano non sono tanti.
Insomma, cambiare vita è un po’ come (provare a) rinascere, un nuovo modo di vedere le cose peccato che quando il registro cambia, almeno in maniera prevalente, umore affiorino i peggiori vizi del cinema drammatico più scontato.
I picchi emotivi ci sarebbero anche, peccato che John Madden non riesca a farli apparire tali, un po’ per mancanza di pathos, un po’ per caricature forzate.
E altrettanto forzati, per non dire avventati, sono alcuni sviluppi narrativi (per esempio, il ravvedimento della madre indiana è insostenibile, degno del prime time delle ammiraglie Rai e Mediaset) che rendono semplicemente più indigesta l’ultima parte del film che diviene nettamente la peggiore dell’intera opera.
Una pellicola che finisce quindi malamente, facendo sentire come dominanti le magagne del finale rispetto al resto, nel complesso ampiamente dignitoso (seppur non esente da critiche).
Altalenante con curva verso il basso.
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