Regia di Paco Plaza vedi scheda film
Rimasto da solo al comando dopo l’abbandono del sodale Jaume Balaguero, Paco Plaza evita giustamente di continuare la stessa strada (o solfa) dei primi due fortunati capitoli, prendendo parecchie decisioni anche se solamente alcune portano ad esiti positivi.
E’ il giorno più bello per Clara (Leticia Dolera) e Diego (Diego Martin), quello del loro matrimonio, ma durante i festeggiamenti un invitato sembra impazzito ed aggredendo altre persone da il via ad una veloce trasformazione di massa in famelici zombi.
Nella concitazione i due neo sposini si trovano separati, ma non perdono la speranza di ritrovarsi, nonostante il propagarsi del terrore intorno a loro.
Quale migliore occasione per la manifestazione di una mutazione “zombesca” se non un matrimonio?
Gustosa idea di partenza, la gioia generale lascia presto il campo al classico “fuggi fuggi” con morsi mortali (o mutanti) a ripetizione, anche se l’inizio con la abusata telecamera a mano è visivamente tutt’altro che invitante soprattutto quando il delirio prende piede e con esso anche una confusione incontrollabile (con annessi mal di testa).
Fortunatamente lo stile di ripresa torna presto ad essere più convenzionale, purtroppo le idee vincenti latitano ed alcune sembrano proprio piovere dal cielo, come il fatto che gli infetti non possano entrare nei luoghi sacri e che soprattutto si immobilizzino di fronte alle parole di Dio enunciate da un prete (che all’inizio appare il più rassegnato di tutti).
Se non altro si viaggia comunque su ritmi spediti, il pericolo è sempre dietro l’angolo ed a allietare la visione ci pensa la sposa (cadavere? Ci assomiglia molto con quegli occhioni spalancati …) interpretata da una fulminante Leticia Dolera che quando torna in scena (ci vuole un po’) diventa la più agguerrita di tutti, d’altronde sa di portare nel grembo una nuova vita da difendere a tutti i costi.
E la rivincita di Paco Plaza arriva sul finale che dapprima da una grossa speranza che poi con cattiveria rigetta per ben due volte, trasformando anche i toni in romantici, melodrammatici e dannati.
Una sorta di asso nella manica che mitiga un pizzico (ed anche qualcosa di più) di delusione per un film che fa molta meno paura dei due precedenti, che ha un’evoluzione sbrigativa, ma se non altro ha anche il merito di aver provato a cambiare qualche ingrediente.
Abbastanza fiacco, ma con qualche arma in più del previsto.
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