Regia di Ruben Fleischer vedi scheda film
Il proliferare di gangster americani nell’immediato dopoguerra è sempre stata fonte (quasi) inesauribile d'ispirazione per progetti cinematografici e televisivi di ogni sorta. Basti pensare ai capolavori di Leone, Coppola, De Palma ma anche al recente successo di Boardwalk Empire. Va detto però che per ogni colpo andato a segno nel genere, ce ne sono almeno diverse altre decine che invece vanno a vuoto, un po’ come una raffica di mitra contro un bersaglio in movimento. Paragone che calza a pennello anche a questo “Gangster Squad” dedicato ad uno dei boss più sanguinari che le strade di Los Angeles abbiano mai visto: Mickey Cohen. Il film di Fleischer ne immortala più che altro la battuta d’arresto ad opera di una squadra speciale della polizia ma non senza averne prima tratteggiato i lati più sanguinari e ambiziosi. Un prodotto di genere piuttosto comune, ben confezionato ma prevedibile nello svolgimento fra guerre intestine, regolamenti di conti e sabotaggi vari. Più incentrato quindi sull’azione a discapito di atmosfere e personaggi che si alternano sullo schermo fra macchiette e cliché il cui destino si intuisce sin dalle prime sequenze (vedi il cervellone di Giovanni Ribisi o il pistolero di Robert Patrick). Parata di star tirate a lucido e vestite a festa per l’occasione, di fatto rimangono l’unico vero motivo di visione a partire dal villain di Sean Penn, immancabilmente sopra le righe ma sorprendentemente efficace come pugile, passando per l’impassibile Josh Brolin, arrivando infine alle bellissima Emma Stone, femme fatale ahimè di puro ornamento. E poi ancora Anthony Mackie, Nick Nolte, Michael Pena, Mireille Enos ma a fare la differenza e a salvare la baracca ci pensa Ryan Gosling. In un film che semina pallottole a destra e a manca, il suo disilluso Casanova con la pistola è l’unico a fare centro.
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