Regia di Ruben Fleischer vedi scheda film
Feroce e assetato di potere è il gangster ebreo Mickey Cohen,uno che vorrebbe "mangiarsi" l'intera Los Angeles,ma non ha fatto i conti con la squadra di "ossi duri" dello sbirro Brolin,coadiuvato dal "sadico,ubriacone,avido lettore di bibbia" Nick Nolte.
"Gangster Squad" appare cosi': un fumettone noir spruzzato di sonoro e ridondante "glam",accompagnato da un cast di prima scelta e una regia ordinaria.
La Los Angeles di Fleischer e C. è un fortino denso di squallore,gioco d'azzardo e prostituzione,capeggiata dal simbolico Sean Penn nei panni del boss Cohen.
Penn diviene qui un icona tra il diabolico e macchiettistico,degno "villain" che si accomoderebbe tra gli inchiostri di un fumetto alla "Kriminal".
Il resto lo fa una fotografia patinata,e un intero carranserravaglio di sparatorie,cazzotti sonori e inseguimenti mozzafiato.
Un America in post guerra tratta da una storia vera vivente qui nelle interpretazioni da puro "svago" offerte dal duro Brolin,dal romantico Gosling,dallo zelante Nolte e nella parte di "dolce meta' " una Emma Stone empia di riferimenti "anni 40" stile Gloria Swanson o Lauren Bacall.
Ad un film cosi' non si puo' richiedere maestria o purezza cinematografica,tutto è saturo di sfrontatezza e baldanzosita',nella costruzione manichea degli ambienti,e nella sovrastruttura iperbolica dei personaggi.
Fleischer "si contenta" nel costruire una visione "spensierata" e ludica d'un periodo violento e romantico nel contempo,d'un gruppo di "Die Hard" dal distintivo nascosto,globali nella loro retorica giustizialista.Tutto è intrattenimento puro,riuscito nell'intento da divertissement da "pop corn",stereotipato all'eccesso che ricorda a tratti "The untouchables" di De Palma.
Ovviamente il mio è un paragone azzardato,dato che il parallelismo suona bieco,il film di De Palma era un capolavoro di tecnica registico/fotografica,imperniato sull'enorme cabala attoriale di De Niro e Sean Connery. (e non solo).
"Gangster Squad" si compiace invece di fronte a noi come l'ennesimo fumettone di marca "pop",nei ralenty violenti e "piacioni",d'un opera commerciale e spietata nella buffonaggine,scarna pero' d'idee originali subissate dalla voce off di Brolin.Nonostante cio' non si puo' negare un onesta' di fondo d'un operazione che forse voleva mirare in alto,mantenendo un "profilo basso",iperniando il tutto sulla pura "action" fisica.
La Los Angeles in mano al diabolico Cohen viene inevitabilmente salvata dagli "ossi duri",dopo una scazzottata stile Rocky vs Drago,che consegnera' la "cintura" (o meglio distintivo) ai "picciotti" di Brolin.
"Tutto è bene quel che finisce bene", nel fumettone di Fleischer che nonostante la poverta' d'idee non ci fa mancare un sano e sincero divertimento......
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta