Regia di Phil Lord, Chris Miller vedi scheda film
La nostalgia degli Eighties non c’entra: 21 Jump Street ha poco a che fare con la serie omonima (da noi I quattro della scuola di polizia) che lanciò Johnny Depp (qui presente in un cameo che funge da fulmineo sequel e finale definitivo della serie che fu). Siamo dalle parti della trasposizione consapevolmente infedele alla Starsky & Hutch; anzi, si intuisce lo sforzo degli sceneggiatori di palesare la propria conoscenza degli stereotipi del genere mettendoli in bella vista, il più smaccatamente possibile, con un intento metacinematografico che finisce per mordersi miseramente la coda. Così, i due neopoliziotti 25enni infiltrati nel giro di droga in un liceo (lo stesso che frequentavano da adolescenti) esplicitano con nonchalance la discrepanza d’età rispetto agli studenti e si ritrovano a sperimentare cricche ben diverse da quelle d’appartenenza: il bullo vecchia maniera, tutto muscoli e niente coscienza ecologica (Channing Tatum, dotato di insospettabile verve comica), è estromesso dal giro dei più popolari e finisce in quello dei nerd, mentre il timido e impacciato secchione (Jonah Hill che rifà se stesso) conquista le grazie dei più cool. Affossato da un umorismo greve, talmente ansioso di dimostrarsi politicamente scorretto da rendersi insopportabile, il film di Lord & Miller si comporta un po’ come i suoi stessi personaggi: convinto di essere furbissimo, si rivela incorreggibilmente idiota.
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