Regia di Gonzalo López-Gallego vedi scheda film
P.O.V. nello spazio, ottima idea, succulenta per gli amanti dell'horror e per i pochi (s)fortunati amanti del genere found footage. Ma anche per i fan il film di Lòpez-Gallego offre poco e niente, visti i risibili spaventi imprevedibili, efficaci solo per un attimo, che non lasciano alcun tipo di inquietudine duratura. Il genere del mockumentary baserebbe le sue poche qualità sulle pretese del realismo, che trasformano i luoghi quotidiani e le nostre aspettative in incubi senza fine e senza scampo. L'errore fondamentale di Apollo 18 è perciò nel trattare un soggetto assolutamente fuori dal quotidiano, dal pretendere che appaia reale una successione di immagini fredde e inverosimili, la cui veridicità dovrebbe essere data da una confusione e da un senso di dispersione che comunicano soltanto incapacità affettive nei confronti dei personaggi, lento adattamento a un ritmo sconquassato, una serie di sequenze noiose e pedanti in cui si vorrebbe costruire una tensione palpabile. La lontananza, dunque, dalla Luna, potrebbe essere il difetto base: ma forse questa sembrerebbe una critica ai presupposti, quando andrebbero sempre criticate soltanto le conseguenze. Detto fatto: non distinguiamo un solo volto, comprendiamo solo pochi minuti primi della fine a chi appartiene quel dato nome, quel dato volto, soprattutto perché sono tutti dei costruitissimi "eroi-vittime" americane, sottoposti a una sorta di strano esperimento per il quale risultano (segretamente) tutti cavie per ottenere nuove informazioni da una strana razza aliena che prolifica sulla desertica superficie lunare, e che si manifesta come parassita attraverso delle pietre che si trasformano in ragni e penetrano al di sotto dell'epidermide per prendere il controllo degli organi vitali. Tra Alien e L'invasione degli Ultracorpi, si vorrebbe riprendere un genere classico, la fantascienza, mischiarla all'horror, e infine proporre una critica acerrima contro un'America consolatrice e ipocrita, che sacrifica le vite umane senza ritegno. Risulta però abbastanza inspiegabile anche questa presa di posizione, soprattutto perché il film è del 2011, dieci anni dopo il disastro delle Torri Gemelle, e l'America da allora non ha fatto altro che terrorizzare i suoi cittadini alla ricerca di falsi colpevoli delle sue sofferenze. Non appare esagerato questo parallelo socio-politico, visto che con una delle ultime immagini il regista riporta una breve sequenza di Kennedy che informa la popolazione americana dell'eroismo dei suoi astronauti: Apollo 18 critica l'America come lo fa un qualunque film che voglia sentirsi d'autore, imputandogli colpe insite nell'essere umano, pensando di porre un disastroso dilemma, ovvero se mettere a repentaglio l'intera umanità o salvare i tre (o due?) protagonisti, portatori dell'infezione aliena. Anche se fosse ben costruita, questa stoccata critica occupa il tempo che trova, fermandosi a considerazioni superficiali.
Oltre a un pizzichino di splatter nella scena dell'estrazione di un corpo alieno dal corpo umano di uno degli astronauti, la pellicola scopiazza, oltre che dai due film di fantascienza suddetti, anche Shutter coi flash istantanei che illuminano il buio, e per giunta Mission to Mars e Apollo 13, nelle immagini dei tre austronauti in compagnia della famiglia, dimostrandosi paradossalmente succube di un cinema "americano" a tutti gli effetti. L'unica sequenza degna di nota potrebbe essere quella in cui l'astronauta che finalmente all'80esimo minuto scopriamo chiamarsi Ben si lamenta quando viene informato che non potrà fare ritorno sulla Terra perché infetto, e allo stesso tempo lui stesso proibisce a un suo amico infetto di entrare nell'astronave. La brevità di questa sequenza, però, suggerisce che i rapporti fra i protagonisti, nel film, non sono nell'interesse del regista, che pensa di apparire originale cambiando qualità di immagine in continuazione. Ma non sa essere, alla fin fine, per niente verosimile. Grossolano e straordinariamente noioso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta