Regia di Xiaolu Guo vedi scheda film
La Cina e l’incubo collettivo del futuro. L’allucinazione prende il via con la visione di un altro mondo: Kwok Yun, una giovane operaia che lavora in una cava di pietre, avvista uno strano oggetto volante. È la sola testimone del prodigio, ma il caso diventerà presto un affare nazionale. E la rivoluzione partirà dal suo villaggio, un paese di neanche mille anime che porta il curioso nome di Uccello con tre teste. L’esperienza fantascientifica di una singola persona diventa la scintilla del rinnovamento, innescando la voglia di cambiare, di adeguarsi ai canoni occidentali, di conquistare fama, ricchezza e successo. È proprio laggiù, in quel luogo sperduto, che di lì a poco sorgerà il primo albergo a cinque stelle della regione. La modernità arriverà come un’onda inarrestabile, per volontà della soprintendente locale, che ha evidenti manie di grandezza e, soprattutto, punta a farsi rieleggere. La pace della gente del posto sarà irrimediabilmente turbata, ed anche le loro tradizionali attività agricole ed artigianali subiranno gravi conseguenze. L’avvento del progresso è un dramma scatenato da un miracolo che ha gli effetti di un incidente, di un cattivo incontro, di un’intrusione che distrugge il fragile equilibrio di un microcosmo addormentato nella propria atavica semplicità. L’universo di Kwok Yun inizia a crollare, la sua tranquilla normalità viene improvvisamente sconvolta da un evento eccezionale di cui è l’involontaria eroina, e che l’ha resa il bersaglio di sospetti, gelosie, e loschi complotti. Tocca a lei incarnare il simbolo di una nuova era, in cui nulla può più essere come prima, perché bisogna crescere ad ogni costo, smettendo di accontentarsi del poco che si ha, e cominciando a pensare in grande. L’apparato statale deve poter allungare le mani sulla vita quotidiana di ognuno, dal macellaio che non rispetta le norme igieniche al riparatore di biciclette privo di permesso di soggiorno. Tutto deve essere controllato, valutato, adeguato alle richieste di un mercato globale che impone rigore, efficienza ed uniformità. La trasformazione è raccontata come la cronaca di un declino, in cui tutti finiscono per perdere tutto quello che possiedono, tranne i potenti, che si nutrono di denaro ed immagine. In questa storia lo sviluppo economico è una disgrazia indotta artificialmente, che per i poveri fa male al portafoglio come al cuore, e all’umana spontaneità sostituisce l’adesione coatta ad un modello politico piovuto dal cielo. Non tutto è bene quel che viene dall’ovest; il concetto è tristemente noto, e si applica non soltanto ai rivolgimenti della nostra epoca. Il film di Xiaolu Guo lo ribadisce con fantasiosa ironia, cadendo disinvoltamente nel luogo comune, ma mantenendo, pur nel piglio sarcastico, un gradevole accento di squisita sensibilità.
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