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Le belve

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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La recensione su Le belve

di alan smithee
8 stelle

Il riuscito adattamento cinematografico dello splendido, travolgente romanzo pulp di Don Winslow, "Le belve" segna il ritorno alla forma migliore di un Oliver Stone che ultimamente, documentari e capitolo secondo su Wall Street (che non era affatto male) a parte, aveva mostrato segnali preoccupanti di cedimento. E non tanto quanto a regia, quanto piuttosto a tecnica di scrittura, dopo opere mediocri (Alexander, World Trade Center prime tra tutte) fatte di sceneggiature non degne della sua fama di scrittore per il cinema (prima ancora che regista). Certo come gia' detto il romanzo di base e' fantastico ed era davvero un'impresa distruggere e vanificare il ritmo e la suspence che il grande scrittore riesce a creare nei suoi lettori con i suoi capitoli brevi e folgoranti. Stone mantiene la tensione piuttosto alta che incontriamo sulla pagina scritta, si sofferma a contemplare con riprese magistrali un paesaggio che varia dall'assolata California al Messico piu' travagliato, dal deserto "indiano" ai cavalloni oceanici che simboleggiano la grandiosita' ma anche attimi irripetibili e fugaci;  e si circonda di un cast che, soprattutto nei ruoli di contorno (ma tutti fondamentali) è davvero straordinario. Travolta, agente FBI corrotto e laido sciacallo approfittatore, Del Toro, un Lado ancor piu' greve e spietato, e soprattutto Salma Hayek grandissima nel ruolo della spietata Elena, madre vedova dal cuore tenero (almeno nei confronti di chi crede lei) sono il jolly che rende il film un vero gioiello di ritmo e azione. Al centro della vicenda due giovani, aitanti e diversissimi narcotrafficanti gentiluomini, Ben, un ex-surfista rasta con idee pacifiste e patito di energia pulita e soccorso del prossimo, e l'ex-militare Chow, piu' ombroso e portato per l'azione del riflessivo compare. In mezzo a loro la conturbante O., essenza di un'Ofelia che rimanda piu' volte alla mente il personaggio shakespeariano dolente e sfortunato, in questo caso una disinibilta e bellissima biondona ricca e viziata che non sa scegliere tra i due ragazzoni e per questo si tiene entrambi, con buona pace dei due interessati. La brillante iniziativa dei due giovani, che riescono a produrre direttamente in laboratori/serre californiane una pianta di marijuana perfetta e della migliore qualita', si scontra con la truculenta concorrenza delle cosche rivali ed in particolare con la spietata boss messicana Elena. Quest'ultima, tramite i suoi laidi scagnozzi, riesce a far rapire O. minacciandola di una fine tra le piu' cruente e dolorose: per scongiurare cio' i due giovani trafficanti gentiluomini dovranno versare una contropartita che mettera' a rischio tutti i loro piani di cessazione dell'attivita' per dedicarsi ad attivita' piu' pulite in qualche paradiso tahilandese. Teso e piuttosto fedele al libro, il film ha uno svolgimento rutilante che tiene incollati allo schermo, un primo finale "sognato", sopra le righe e molto ispirato alla tragedia shakespeariana, e uno piu' banalmente (e ridicolmente) reale e terra a terra. Dicevamo della Hayek, meravigliosa nel disegnare la figura eccessiva e fragile al tempo spesso di una donna boss rimasta vedova e con una sola figlia che si vergogna di lei. Memorabile il suo duetto con la conturbante Blake Lively, sua prigioniera con la quale riesce ad instaurare un rapporto di dialogo quasi complice che sua figlia le ha sempre negato. La piu' evidente nota debole e' a mio giudizio rappresentata dai due giovani e pur baldi e quasi famosi protagonisti: Taylor Kitch e soprattutto Aaron Johnson mi sembrano piuttosto sottotono e sopraffatti, fagocitati dagli altri grandi attori che gli rubano la scena pressoche' ad ogni loro ingresso. Meglio allora due presenze piu' carismatiche e mature (ma nomi non ne faccio...anzi si...Ryan Reynolds nel ruolo di Ben lo avrei visto perfetto) che avrebbero meglio supportato la necessita' di rendere due personaggi cosi' complessi e diversi uno dall'altro, ma cosi' legati tra loro dalla vita, da una donna, dal loro sporco commercio di trafficanti gentiluomini (e vedendo i cattivi del film, quelli veri, armati di motosega e coltello, costoro appaioni davvero dei perfetti raffinati gentiluomini).

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