Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Gli ultimi giorni di Camilo Castelo Branco, fra i massimi scrittori portoghesi, morto suicida nel 1890, incapace di sopportare la sopraggiunta cecità.
Una vita travagliata, quella di Camilo Castelo Branco (Camillo Castello-Branco), fra i più grandi scrittori della storia del Portogallo: uomo colto e sicuro di sè, capace di sentimenti forti e decisi, accusato più volte di adulterio eppure stimato e protetto dal governo portoghese, Branco non si fermò davanti a nulla in vita, tranne che alla cecità che sopravanzò nei suoi ultimi giorni. Reso incapace di vedere, quindi di leggere e soprattutto di scrivere, il Nostro decise di farla finita: era il primo giugno del 1890. In questo lavoro Manoel De Oliveira racconta la fine dello scrittore con un'aperta mise en abyme, che prende le sue mosse dagli attori dello stesso film: ciascuno di essi, in apertura, spiega il proprio ruolo e ne sottolinea le connotazioni psicologiche. Operazione interessante e scelta stilistica tutt'altro che banale, per uno dei massimi esponenti della settima arte, leggenda del cinema portoghese e riconosciuto Maestro a livello mondiale. Le soluzioni estetiche sono quelle note per De Oliveira: luci e inquadrature curati maniacalmente come quadri in movimento davanti alla camera fissa, forte importanza dei dialoghi e della voce esterna, nessuna scena madre (lo stesso suicidio è tenuto ben lontano dallo sguardo degli spettatori). Nella sua sceneggiatura il regista ha voluto inserire frequenti stralci da lettere di Branco, parole che testimoniano meglio di qualsiasi commento il dramma vissuto dallo scrittore. 75 minuti di durata, trasmesso da Ghezzi su Rai 3 a notte fonda per il 125ennale della scomparsa dello scrittore. 6/10.
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