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Non c'è pace tra gli ulivi

Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Non c'è pace tra gli ulivi

di zombi
8 stelle

melodrammone spinto ai 100 km/h ma tenuto in seconda. tra i monti della ciociaria, il dramma di francesco(vallone) tornato dalla grande guerra rimasto senza lavoro perchè il perfido agostino bonfiglio(lulli) gli ha rubato il piccolo gregge di pecore che con la famiglia aveva faticato tanto a comprare. storia di ingiustizia sociale dove il prevaricatore bonfiglio vuole a tutti costi essere ricco e accumulare soldi e proprietà, approfittando delle scorciatoie che la corruzione italica gli mette a disposizione. vuole anche sposare a lucia(bosè)la ragazza più bella di quei monti nonchè grande passione di francesco. i sentimenti e la storia convivono in un film spettacolare che fa dei meravigliosi e aspri paesaggi montani un personaggio a tutto tondo che influisce ovviamente e plasma anche i caratteri delle persone. il cattivo immanicato con i poteri intellettuali cittadini, diventa quasi una caricatura, un clichè, a confronto con la rettitudine dei giusti che paiono prendere strade torbide solo perchè non si fidano della giustizia dei tribunali. de santis crede nella storia tant'è che la introduce e la commenta lui stesso. il glamour dell'ex calciatore vallone e di miss italia lucia bosè sembra far a botte con i comprimari presi dalla vita di quelle montagne che li ha cesellati con le mani di uno scalpellino e invece miracoli di quegli anni, entrano prepotentemente nella storia grazie al regista che li spinge ad esagerare la mimica degli occhi e del viso, neanche fosse un revival del cinema muto. questo perchè oltre alle parole, serve anche mostrare il dolore di quella gente che ai piedi di quelle montagne brulle potrebbero passare inosservati insieme ai loro problemi.  folco lulli, faccia tosta del caratterista di provata professionalità di quegli anni, ce la mette tutta per farsi odiare dal pubblico e non contento della violenza ai danni della sorella di francesco(maria grazia dominici), la strangola in un fuori scena talmente potente nelle sue premesse filmabili, che sembra di aver visto la scena. ovviamente il villain fa la fine che merita e senza che l'eroe del nostro schermo si inguai ulteriormente. se la giustizia latita nella vita di tutti i giorni, de santis ci tiene invece a fare le cose fatte come regista comanda, e mentre francesco insieme alla sua lucia torna trionfante al villaggio acclamato dagli altri pastori, il cattivo marcisce nel precipizio delle sue turpi mire. come mi piacciono questi filmazzi degli anni 50 che ti prendono a schiaffi con le emozioni e i sentimenti che si fanno di carne, libidine, passione, turpitudini e morte.

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