Regia di Bill Condon vedi scheda film
Quinto ed ultimo capitolo della saga vampiresca ispirata al ciclo di romanzi di Stephenie Meyer, osannata dal pubblico adolescenziale (e non solo) soprattutto femminile, che ha riportato alla ribalta i mostri succhiasangue in una veste inedita, romantica e decisamente più soft.
Tempo di addii e di bilanci. L'eroina Bella, dopo una gravidanza che l'ha portata ad un passo dalla morte, è finalmente diventata una vampira, perdendo la sua goffaggine e le sue debolezze da umana, mostrandosi combattiva e protettiva nei confronti della grande famiglia allargata di compagni vegetariani, pur non tralasciando i legami affettivi con l'amico di sempre Jacob, e il padre poliziotto Charlie.
Per tutto il film si respira un'atmosfera da magico lieto fine, turbata in maniera improvvisa, ma tutto sommato circoscritta, dalla ricomparsa dei Volturi, clan di vampiri antichissimi, potenti e assassini, minaccia già presentata nel secondo film, New Moon, e rimasta incombente e latente fino ad ora.
Essendo Breaking dawn il libro forse meno cinematografico della saga letteraria, per il suo carattere fortemente introspettivo, la sceneggiatrice Melissa Rosenberg, più volte vituperata dai fans per i suoi superficiali e a volte distorcenti adattamenti (vedi Eclipse), stavolta ha avuto un'idea che si rivela vincente per sorprendere conoscitori e non del materiale di partenza, garantendo ad entrambi qualche brivido poco prima del finale.
Non male i compositi clan vampireschi che accorrono da tutto il mondo, dando un'impronta più corale alla storia, anche se il loro spazio è necessariamente ridotto.
Per il resto non c'è una grande trama a sorreggere le quasi due ore, e diversi passaggi narrativi sono evidentemente accennati. Il difetto resta sempre quello di concepire tali trasposizioni ad uso e consumo di un pubblico che non chiede troppo e che probabilmente ha già letto i libri, col risultato di apparire ancora più semplicistici di questi ultimi e di dare per scontati certi momenti che invece avrebbero potuto essere spiegati meglio.
Dunque questa pellicola resta nel solco delle precedenti, tanto nella struttura narrativa (primo tempo statico, secondo con un po' d'azione, conclusione leggermente aperta), quanto nella qualità tecnica, sebbene l'esordio di Twilight, forse, continua a distinguersi quanto meno per la maggiore attenzione mostrata dalla Hardiwicke per un, seppure ingenuo ma comunque efficace, romanticismo/emo, fondato sul legame tra amore e morte, sangue e natura.
Ormai inutile ribardirlo: solo per appassionati.
Burwell sostanzialmente si ripete con qualche variante rispetto alla parte prima, il resto sono per lo più ballate rock tra cui spiccano la nuova versione della romantica A thousand years che accompagna i nostalgici e celbrativi titoli di coda.
Sufficiente. Un po' scostante tanto nella direzione delle scene intimistiche quanto in quelle più movimentate: troppi primissimi piani insipidi nel primo caso, confusi alcuni combattimenti nel secondo.
Non si distacca dalle interpretazioni precedenti, e in certi istanti non si comprende proprio cosa dovrebbe comunicare; avrebbe dovuto conferire al personaggio un pizzico di grinta in più.
Nella norma. A mio giudizio ha spiccato davvero solo nel primo film dove appariva decisamente più ambiguo e ombroso, mentre qui pare avere pure meno spazio. Per lui questa saga è stata comunque un trampolino di lancio verso prodotti più maturi e autoriali.
Ruolo ridimensionato: non stona e non colpisce.
Il personaggio del cattivo lo interpreta con gusto e divertimento, anche se alla perfidia ad un certo punto sostituisce il ridicolo (in)volontario(?).
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