Regia di Gareth Evans vedi scheda film
Marò quante mazzate! E quanto ho da dire su questo film già potrebbe finire qui.
Suvvia, si scherza : questo genere non è propriamente la mia cup of tea ma visto il mio apprendistato a suon di ceffoni di Bud Spencer ora si può anche pensare a un'evoluzione. E qui ci siamo evoluti parecchio.
Film come questo rischiano ad ogni momento di essere solo dei contenitori sterili di coreografie fini a se stesse, roba che sicuramente soddisfa i palati avvezzi a questo genere ma che rischia di allontanare definitivamente chi non è propriamente un fan o un esperto di questo tipo di spettacoli.
Eppure The Raid: Redemption mi ha attirato come una calamita.
Bello il contesto stile Distretto 13 carpenteriano ( con i cattivi asserragliati dentro), un incipit molto simile a quello del francese La Horde con una squadra di poliziotti che deve stanare dei delinquenti e si ritrova prigioniera in un palazzo prigione( nel film francese c'erano famelici zombies), efficace lo squallore delle scenografie interne che aggiungono angoscia a uno scenario già horror di suo con tutte queste porte dietro le quali si può nascondere di tutto.
Compresa una morte istantanea.
Dicevo horror : ci sono parecchie efferatezze in stile orrorifico durante questo film con uccisioni a colpi di arma da fuoco esplosi a bruciapelo, oppure all'arma bianca usando varie armi da taglio, per non parlare di occasionali corpi contundenti (tipo il basamento di una porta sfondata) che diventano armi letali ottimi per sezionare carotidi.
E poi ci sono le spettacolari coreografie ad altissima velocità che sono ideate dal protagonista, Iko Uwais, una vera forza della natura e da Yayan Ruhian che qui fa la parte del mad dog, villain che detesta le armi da fuoco e adora uccidere a mani nude.
Il film diretto dal gallese( ma trasferitosi a Jakarta da molti anni) Gareth Evans è una produzione indonesiana che non ha nulla di europeo: le scene di lotta si basano su una locale arte marziale che si chiama Pencak Silat , specialità in cui Iko Uwais è stato campione nazionale.
I combattimenti a mani nude sono lunghi , furiosi e ottimamente girati senza troppi artifici registici. Sono tutti molto realistici e sicuramente susciteranno meraviglia.
I personaggi naturalmente sono al grado zero di approfondimento perchè in fondo questo è un film che non se ne fa nulla del loro QI.
Qui c'è amore per lo spettacolo cinematografico, la volontà di consegnare allo spettatore un qualcosa che appaghi le sue cornee affamate di nuove sensazioni forti.
E qui sembra di stare sulle montagne russe o sull'ottovolante.
The Raid : Redemption non è un film per educande ma qualcosa di estremamente violento anche se è un errore pensare che contenga solo risse di massa: ha anche senso del ritmo con moltissimi stop 'n' go (momenti di calma apparente prima e dopo esplosioni di furia) racchiusi in un architettura da videogame.
Il livello di difficoltà si fa sempre più elevato e diventa sempre più complicato trovare vie d'uscita.
Una cosa che mi ha un po' stupito è che al contrario di quello che ci si attenderebbe non c'è il rendez vous col boss dei boss: il culmine è il combattimento con il mad dog di cui sopra in cui c'è proprio da divertirsi.
Un combattimento in inferiorità numerica da parte del supercattivo che per tutto il film ha fatto a tranci tutti i poliziotti incontrati.
The Raid: Redemption è stato girato con un budget risicatissimo (1,1 milioni di dollari) ed è in rampa di lancio per il mercato americano. La parola Redemption è stata aggiunta al titolo internazionale solo per motivi di copyright.
Il regista ha affermato che è il primo capitolo di una trilogia.
Visto all'ultimo Festival di Torino è un film che di festivaliero non ha proprio nulla.
Ma può essere visto come un nuovo punto di riferimento per l'action e per i film di arti marziali.
A confronto le tarantinate sono scherzi da ragazzi brufolosi.
(bradipofilms.blogspot.com )
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