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Il pescatore di sogni

Regia di Lasse Hallström vedi scheda film

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La recensione su Il pescatore di sogni

di supadany
6 stelle

Cosa c’è di più assurdo del voler portare la pesca del salmone in un posto come lo Yemen?

Forse che Lasse Hallstrom azzecchi (dopo tanto tempo, opinioni personali a parte) un film dall’inizio alla fine ed infatti anche questa volta delle premesse ben proposte finiscono annacquate lungo il percorso.

La vita di Alfred Jones (Ewan McGregor) prosegue monotona tra lavoro, presso il tranquillo Ministero della Pesca, ed un matrimonio ormai sbiadito, quando gli si presenta Harriet (Emily Blunt) come portavoce di un progetto, per lui assurdo, di un ricco sceicco che vuole portare la pesca al salmone nell’arido Yemen.

Il tempo passato con loro cambia le sue prospettive di vita ed anche lui comincia a credere che questa idea possa essere realizzata concretamente.

 

 

Un film che si apre in maniera beneaugurante con un ampio ventaglio di sensazioni al seguito (anche se forse c’è un po’ di effetto calderone), ma soprattutto una serie di dialoghi elettrici, in questo il caustico personaggio di Kristin Scott Thomas è un vero e proprio spettacolo di humour in salsa british, che spaziano dalla politica (cosa non si fa per far passare in secondo piano una notizia scomoda …), alla religione (il karma dello strambo sceicco dispensa saggezza), passando per una silenziosa relazione (quella tra Alfred e sua moglie è buia e attinente ai nostri tempi) ed al culto della pesca (mai toccare agli inglesi i loro salmoni).

Tutto questo rende la prima parte decisamente frizzante e ricca di scene gustose su piani diversi, purtroppo nel proseguo il racconto diventa sempre più frammentario, appesantito da troppi fatti e con qualche colpo basso e qualche passaggio semplicemente infelice (come l’attentato alla diga) con un costante calando.

Diventa quindi una pellicola a due facce, con le costanti offerte dalla felice accoppiata Ewan McGregor- Emily Blunt (bravi ed affiatati) dal carisma di Kristin Scott Thomas e dalle tante cartoline geografiche proposte (l’arido Yemen fa da contraltare all’umida e bellissima Scozia) che si adagia troppo (inevitabilmente?) sugli affetti (in questo il ritorno imprevisto del fidanzato di Harriet non aiuta affatto) lasciando meno spazio a quello humour, e perché no ad una spigliatezza inebriante, che fino ad un certo punto caratterizzano in lungo ed in largo la scena.

Riuscito purtroppo solo a metà (anche se forse abbondante).

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