Trama
Harriet (Emily Blunt) lavora come portavoce britannica di uno sceicco yemenita convinto che la pesca dei salmoni crei una forte connessione spirituale tra l'uomo e la natura. Seguendo il desiderio dell'uomo di esportare la disciplina scozzese nelle sue terre, Harriet contatta Fred Jones (Ewan McGregor), un accademico esperto di pesca che lavora per il governo britannico, e lo invita a trasferirsi in Medio Oriente per un po' di tempo. Dapprima reticente all'idea, Fred è costretto a rivedere la sua posizione.
Approfondimento
SATIRA E COMMEDIA
Nel 2006 lo scrittore Paul Torday pubblica La pesca al samone nello Yemen, un romanzo che impressiona i critici per il suo geniale mix di commedia, dramma, romanticismo, humour inglese e pungente satira politica. A partire sin dall'ossimorico titolo, Torday dimostra nella sua storia come spesso ciò che all'apparenza sembra impossibile si trasformi in qualcosa di attuabile e in grado di rivoluzionare non solo l'ordine del mondo ma anche quello dei sentimenti umani. Una volta letto il lavoro di Torday, il produttore Paul Webster ha manifestato l'interesse di realizzarne un adattamento cinematografico, consapevole di essere di fronte a una grande sfida. Il lavoro di Torday si basa soprattutto su un insieme di e-mail, note e lettere con le quali i protagonisti interagiscono e non ci sono personaggi minori che intervengono a far da corollario. Per trasformarlo in film si doveva quindi lavorare soprattutto sulla sceneggiatura, compito che Webster affida a Simon Beaufoy, autore portato sia per la commedia sia per gli adattamenti letterari - come aveva già dimostrato ampiamente con i copioni di Full Monty - Squattrinati organizzati, The Millionaire e 127 ore - e capace di destreggiarsi con la satira, genere difficile che raramente funziona sul grande schermo. Per la regia, invece, a dimostrarsi interessato è stato lo stesso Lasse Hallström, affascinato dal tono onirico da favola con il quale il libro di Torday mischia realtà e fantasia, facendo convivere elementi leggeri con i complicati temi dell'integrazione e dell'accettazione della cultura orientale nelle civiltà occidentali.
IL SALMONE DELLA FEDE
Per lo sceicco yemenita al centro del racconto, il salmone assume una connotazione mitica. Andando controcorrente, il salmone risale dal mare il corso di un fiume per raggiungerne la sorgente: allegoricamente, quindi, è il simbolo del cammino della gente alla ricerca della perfezione spirituale. Il desiderio di trapiantare un allevamento di salmoni nello Yemen è dunque più di ogni altra cosa una questione di fede, la stessa fede che invece manca in Alfred, lo scienziato chiamato a trasferirsi da Londra in Medio Oriente. Mentre nel romanzo di Torday Alfred è un uomo sulla cinquantina, nel film è più giovane. Tipo molto pratico e cauto, Alfred ha frequentato un college per specializzarsi in biologia marina ma è costretto ad occuparsi di pesca per lavoro. È anche sposato ma la sua è una relazione infelice, che sua moglie stessa definisce come "matrimonio di lavoro". Nell'accettare l'incarico, Alfred va incontro a un cambiamento radicale grazie alla conoscenza di Harriet, con cui riscopre l'amore e perde la prepotenza e l'arroganza che lo contraddistingono all'inizio della storia. A far da cupido è il salmone e, per certi versi, il sogno dello sceicco si trasforma in realtà. Riacquistando fiducia in sé stesso e riscoprendo i veri valori della vita, Alfred è l'esempio di come andando contro ogni apparente logica si possa ritrovare la propria essenza spirituale. Proprio come accade con il salmone, è a monte che bisogna andare per guardarsi dentro e scoprire ciò che Dio ha in riserbo, lontani dai fattori sociali e culturali che impediscono ad ogni uomo di cercar pace ai propri tormenti interiori.
INONDAZIONI E SICCITÀ SUL SET
Le vicende del film si svolgono in tre luoghi molto differenti: la città di Londra dove vive l'anonimo Arnold, le Highlands scozzesi per la residenza inglese dello sceicco e, ovviamente, i deserti dello Yemen. Dal momento che girare nello Yemen non era consigliabile, la produzione ha ricercato i posti più adatti in Giordania e Marocco, optando per la città di Ouarzazate, una zona montuosa a ridosso del Sahara, che ben ha accolto il set e che in passato ha ospitato produzioni hollywoodiane come Lawrence d'Arabia, Il tè nel deserto e Kundun. Dovendo lavorare a stretto contatto con l'acqua dei fiumi, in Marocco si è scelto di allestire il set lungo un corso d'acqua che, causa alcune violente piogge torrenziali prima di cominciare le riprese, con le sue esondazioni ha devastato diverse volte l'intero impianto scenografico, costringendo tecnici, scenografi e costumisti a rimboccarsi le maniche e a ricominciare da capo il loro lavoro. A riprese avviate, invece, come per contrappasso, le alte temperature della zona hanno fatto sì che quasi tutti i corsi d'acqua si prosciugassero e, per una scena in cui Arnold e Harriet nuotano in un fiume, Ewan McGregor e Emily Blunt sono stati costretti a immergersi in uno stagno, profondo solo poco più di mezzo metro.
Note
Purtroppo si incaglia l’ultimo film di Lasse Hallström, che cerca ancora la favola attingendo stavolta da un libro pregno di satira e denso di scrittura. Le conversazioni al vetriolo, lì dipanate in forma di mail e lettere, diventano il pretesto per una storia romantica, che congiunge due anime votate ad altari diversi sotto l’egida del buon pescatore. È un’opera sul superamento degli steccati innalzati dal pregiudizio, dalla convenzione, dall’abitudine. Come tale trova i suoi momenti più felici negli scambi di sguardi e parole tra McGregor e Blunt. Solo una perfida Kristin Scott Thomas, ufficio stampa del Primo Ministro, inquina con sporadici interventi lo zucchero. Uno zucchero più semplice, privo di retrogusti irrisolti, ne avrebbe fatto un film più onesto, migliore.
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (10) vedi tutti
La storia di una donna che pensa di avere perso in guerra l'uomo che ha conosciuto e amato per tre settimane e si innamora di un altro. Analisi psicologica e profondità di pensiero non sono passati da qua. Banale, scontato e stereotipato.
commento di cantautoredelnullaGradevole favoletta
commento di Artemisia1593Le ottime interpretazioni sono la cosa migliore del film, tra cui spicca, come plausibile, la grande K. Scott Thomas Voto 7½
commento di Utente rimosso (PeppeDeMaria1)Una favola per giunta poco credibile. Tuttavia ci sono dei risvolti interessanti che nel film non sono ben sviluppati per dare spazio al romanticismo e al cockatil di soddisfazione per tutti. La politica doveva essere maggior bersaglio Kristin Thomas lo ha interpretato bene ma era su questo punto da lavorare meglio. Il vero personaggio è lei ma va
leggi la recensione completa di sillabaLa trama è ben sviluppata. Si tratta di un bel sogno portato avanti da bravi interpreti. La psicologia dei personaggi è ben caratterizzata. Molto piacevole da vedere
commento di ALDARealizzare i propri sogni è speranza di tutti. Cercare di pescarli è per pochi, ma farsi tranquillizzare da una novella leggera è una fonte di piacevole svago per molti. Per questi la visione è sicuramente consigliata.
leggi la recensione completa di Guidobaldo Maria RiccardelliSI - PUO' - FARE! Basta crederci. Che deliziosa favola moderna. Da vedere, per riprendere a sognare, appunto.
commento di paoscaPiacevole commedia dolceamara dai toni letterari e allegorici. A volte anche gli esseri umani devono saper andare controcorrente come i salmoni.
commento di ezzo24Pellicola a chiaroscuro !
leggi la recensione completa di chribio1Molto inglese questa delicata commedia che punta a lasciare un velo di riflesione intimistico/religiosa. Se la parte di humor e caricaturale, riesce solamente a far sorridere, i sogni dello sceicco riesco a cogliere nel segno.
commento di negro