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Livid

Regia di Alexandre Bustillo, Julien Maury vedi scheda film

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La recensione su Livid

di alan smithee
5 stelle

 

Chloé Marcq

Livid (2011): Chloé Marcq

 

 

Cupo horror dalle suggestive atmosfere che pongono la danza molto vicina ad un genere solo apparentemente antitetico alla grazia che essa manifesta e rappresenta. Intendo il cinema nella sua variante più truculenta e spaventevole che si possa annoverare, ovvero l'horror (e di conseguenza penso per rimando ovviamente a Suspiria soprattutto e prima di tutto, come pure al recente,e di poco precedente a questo, Il Cigno Nero di quel furbetto di Aronofsky: esempi a mio avviso pertinenti, seppur non certo unici, per suggellare questa affinità e complicità, e che costituiscono rispettivamente eccellenti, indimenticabili e validi precedenti di feeling manifesto ed inconfutabile). Parte di questo azzeccato connubio si compie grazie a quanto complici e pertinenti appaiono certe atmosfere gotiche che alcuna musica classica evoca o si porta dietro; forse perché la delicatezza di chi si muove leggiadro al tempo e al ritmo suggerito dalla composizione, fornisce il contrasto ideale e scenograficamente più suggestivo per accompagnare l'efferatezza della furia umana, in un'antitesi perfetta di delicatezza e leggiadria che fanno da contraltare alla violenza più viscerale che accompagna lo scorrere del sangue.

 

Julien Maury

Livid (2011): Julien Maury

Il bianco candore timido di un tutù delicato che si macchia del rosso vivo e caldo della sangue che scorre: un interessante ed affascinante contrasto che non poteva lasciare indifferente un'arte visiva come il cinema, che spesso si nutre e vive di contrasti e accostamenti dirompenti.

Gli autori del celebre ed efferato (e forse un po' sopravvalutato) A l'intérieur, ci presentano Lucie senza perdersi molto a parlarci dei suoi trascorsi, di cui sapremo per sommi capi durante il prosieguo della concitata vicenda.

E dopo una incantevole inizio tra le rive tempestose d'una spiaggia del Nord Europa, mare tempestoso che si abbatte su scogli sparsi tra un'arena fine e chiara, dalla quale traspare timidamente quel che resta di un viso umano, martoriato da piccoli molluschi o animali marini, ecco che la poesia mista all'orrore lasciano il posto alla schietta realtà: quella del primo incarico che la ragazza ricopre, nella sua prima giornata di prova, come assistente ad una serie di persona anziane ricoverate nelle rispettive abitazioni o in un ricovero per anziani.

 

scena

Livid (2011): scena

 

L'ultima delle sue pazienti, quella più difficile per stessa ammissione della scontrosa, schietta ed infingarda sua accompagnatrice, è una anziana ex ballerina e famosa insegnante di ballo classico, ora in coma ed immobilizzata nel letto della sua magione barocca immersa in un parco ai confini del centro cittadino.

Le buone premesse purtroppo si sviliscono quando la storia va a convergere per troppo tempo sui grotteschi tentativi di furto di un presunto tesoro, presumibilmente celato nella villa, evenienza di cui viene informata la ragazza: e circostanza che mette in moto una ricerca affannosa da parte della stessa, del suo fidanzato pescatore e di un amico cameriere entrambi squattrinati ed avidi.

 

Chloé Coulloud

Livid (2011): Chloé Coulloud

 

Sarà il solito massacro e sarà l'occasione per la vecchia donna di togliersi, o cercare di togliersi, altre macabre soddisfazioni legate al suo passato, a quello della figlia incapace di soddisfare le ambizioni ed aspettative di una madre troppo impegnativa e inconciliabile. Senza contare la tragedia della sparizione di molti bambini innocenti, situazione che getta nel terrore la popolazione circostante ignara ed inerme a questa drammatica situazione, ma circostanza di cui si accenna all'inizio per glissare nel prosieguo della storia.

 

Julien Maury

Livid (2011): Julien Maury

 

Saranno le aspettative alte e il suggestivo incipit già descritto, ma Livid(e), che probabilmente si riferisce alla pelle perlacea della sua incartapecorita malefica protagonista ultracentenaria, non si discosta dai binari risaputi dell'horror con sobbalzi giostrati a tavolino a far da contraltare a vittime stupidotte e ingenue che meritano la fine truculenta a cui vanno incontro. Insomma nulla di nuovo da una coppia di registi che ha certo del talento, visivo e di ricostruzione di ambienti e situazioni, ed il coraggio pure di non intimidirsi a rappresentare morti e mutilazioni, come ha ben presente chi ha potuto vedere l'efferato e sadico A l'intérieur.

Tra gli attori, la giovane protagonista Chloé Coulloud dall'occhio bicolore (ma solo nel film) ha una freschezza intrigante che risulta vincente, mentre la vecchia e micidiale insegnante di danza sua antagonista è resa “livida” da una Chloé Marcq dai tratti duri e convincenti, nascosti da abbondante trucco per renderla una larva secolare tenuta in vita da cattiveria e risentimento senza precedenti.

E infine, ma non certo ultima, sempre lei e ancora lei: Beatrice Dalle, qui poco più che un cameo, che serve tuttavia a suggellare una continuità artistica per la coppia di registi e come figura potente e questa volta, almeno per una volta nella carriera particolare della eccentrica attrice, positiva di madre ormai lontana, ma ancora concretamente presente.

 

 

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