Regia di Alexandre Bustillo, Julien Maury vedi scheda film
Attendevo con impazienza l'opera seconda di Maury e Bustillo dopo il loro fantasmagorico esordio A l'Interiéur ( Inside), horror di efferatezza unica in cui nulla era lasciato all'immaginazione. Dopo che sono cadute le voci di un loro coinvolgimento nel reboot di Hellraiser quasi come fulmine a ciel sereno arriva questo Livide (la e finale scompare nel titolo internazionale).
Ed è un'autentica sorpresa.
I due registi avrebbero potuto campare di rendita su quanto fatto e invece, abbandonata quasi del tutto la bloodploitation eversiva del loro esordio i due cineasti francesi citano espressamente come modelli i films della britannica Hammer e Dario Argento, principalmente quello di Suspiria.
Livide più che un horror tout court è una fiaba dark in puro stile gotico in cui partendo dalla classica casa spettrale viene decisamente esaltata la visionarietà del duo.
La casa vicino alla palude abitata da una ultracentenaria in coma attaccata a un respiratore diventa un abisso d'orrore senza fondo che inghiotte vite e anime.
E quando si cominciano a scatenare forze oscure il tocco del duo registico è evidente.
Inquadrature prospettiche, uso perseverato dell'arma bianca , nemici venuti dal passato e da una dimensione altra, specchi che si trasformano in passaggi per locali segreti, ballerine che sembrano uscite da un quadro a tinte horror di Degas scandiscono la lotta tra la vita e la morte di tutti i presenti nella casa in un immaginario onirizzante sospeso tra incubo e realtà.
Anche se bisogna sottolineare che, una volta che gli occupanti della casa mostrano finalmente la loro essenza, la narrazione si incanala in binari consolidati e l'originalità comincia a vacillare.
Il tocco quasi fiabesco nel finale è forse la parte meno convincente del film. Del resto il problema della chiusura è uno degli scogli più duri da superare per ogni horror che si rispetti.
Visivamente il film è impressionante. Avvolto nella gelida fotografia di Laurent Barés già direttore delle luci del loro esordio e di Frontiers di Xavier Gens, Livide dosa abilmente i suoi ingredienti orrorifici in un crescendo di angosciante efficacia.Sicuramente meno personale del loro esordio l'opera seconda di Maury e Bustillo è da apprezzare per l'enorme coraggio dimostrato nella volontà di mettersi in gioco entrando a gamba tesa in un genere totalmente diverso da quello del loro esordio, sicuramente più complesso ed articolato.
Se A l'interiéur colpiva direttamente alla carotide non solo metaforicamente , Livide , pur facendo respirare subito ansia dall'incipit cimiteriale e quasi facendo sentire l'odore della muffa che si stacca dai muri, conserva un approccio più sofisticato, è un film più costruito in cui l'orrore non è sparato subito straight in the face ma viene centellinato abilmente senza troppo insistere sui classici trucchi per spaventare.Se le scenografie riportano a una versione acida degli Hammer films l'uso dissonante delle musiche e il variegato comparto sonoro si richiamano espressamente al cinema di Argento, la sua fase horror.
La messa in scena è invece tutta farina del sacco di Maury e Bustillo e ricorda da vicino in certi momenti la furia splatter del loro esordio (vedi la scena della bambina nella vasca, o l' uso delle forbici).
Alcune domande restano senza risposta ad esempio su quali siano i veri poteri degli abitanti della casa oppure che fine fanno le tre figure inquietanti di ballerine che massacrano uno dei malcapitati.
A parte queste mancanze nella sceneggiatura è apprezzabile la costruzione del personaggio di Lucie. Con i suoi occhi eterocromici ha un che di luciferino come il Woland de Il maestro e Margherita.
E' interessante come la solitudine del suo personaggio venga comparata a quella del "mostro" che ben presto si appalesa. Non è resa gradevole ai nostri occhi, anzi probabilmente anche lei è un "mostro" come quelli che ha la sventura di incontrare.
Uscito nelle sale francesi il 7 dicembre è già in programma il remake americano che sarà diretto dagli stessi Maury e Bustillo.
Sperando che Hollywood non asfalti il loro talento visionario in nome del mainstream.
(bradipofilms.blogspot.com)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta