Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Questo Il castello non è un capitolo imprescindibile della filmografia di un regista che ha prodotto poco, ma sempre ad alti livelli. Il motivo è semplice: si tratta infatti di un film realizzato per la televisione, per ammissione stessa di Haneke un’opera minore, destinata alla comprensione e all’intrattenimento di un pubblico più vasto e distratto di quello cinematografico e in quanto tale da indirizzarsi verso scelte estetiche e di impatto scenico ben più moderate e convenzionali di quanto il regista avesse già dimostrato di sapere fare. Nello stesso 1997, comunque, Haneke licenzierà il suo primo Funny games, opera di tutt’altro spessore (cinematograficamente parlando) al confronto con questo rispettosissimo adattamento di un romanzo incompleto di Kafka. Colpo di genio alla Haneke (anche sceneggiatore): il film termina esattamente come il testo originale (tanta è la soggezione che lo scrittore ceco induce nel regista austriaco), ovverosia a metà di una frase. Per quanto riguarda le atmosfere cupe, i dialoghi allucinati, i personaggi introversi, Il castello è forse il più kafkiano dei romanzi di Kafka, quello cioè in cui meno viene spiegato al protagonista (e quindi anche al lettore) e in cui più lontana pare la soluzione dell’intreccio, forse appunto anche per il suo essere rimasto incompleto. Haneke illustra adeguatamente l’ansiogeno testo di Kafka utilizzando una voce narrante in terza persona esterna, ricalca gli stacchi di tempo o di spazio inserendo alcuni secondi di schermo nero (sua caratteristica soprattutto nella prima parte della carriera) e ha a disposizione un buon protagonista come Ulrich Muhe, ancora lontano dal successo internazionale de Le vite degli altri (Florian Henckel von Donnersmarck, 2006). 6/10.
In un paesino innevato del centroeuropa arriva l'agrimensore, convocato dai signori del locale castello. Ma improvvisamente l'uomo viene bloccato e mandato a fare il bidello in una scuola; di lui si innamora follemente Frieda, una ragazza del posto, che però molto presto si dimentica di lui. L'agrimensore è sempre più solo e frustrato.
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