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Una lettera per Momo

Regia di Hiroyuki Okiura vedi scheda film

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La recensione su Una lettera per Momo

di mck
9 stelle

Io continuo a stupirmi. È la sola cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta. 

Oscar Wilde, una Donna Senza Importanza, 1893

 

L'antica maniera della lotta per l'innovazione ed il rinnovarsi della felicità.

 

Il canto delle cicale segna con la sua soave melodiosa monotonia il tuffo dall'infanzia all'adolescenza : il frinire di fondo del tempo che, per un'estate, pare distendersi a non finire, e non finire, mai.

 

I.   Dove Siamo

C'era una volta e c'è ancora, nella parte sud del Giappone, il Mare Interno di Seto. In mezzo o quasi all'incirca e pressappoco, insomma eccola lì, non proprio a metà, giusto approssimativamente al centro del Mare Interno di Seto, c'era una volta e c'è ancora la piccola isola di Shio. Sull'isola di San Giulio...hm...pardon...questa è un'altra storia...dicevo...sull'isola di Shio, da poco unita via asfalto e rotaia alle altre appartenenti ad un sotto-arcipelago dell'arcipelago-madre per mezzo di un proseguimento collaterale-ramo secondario di collegamento facente parte della gigantesca opera ingegneristica dell'immenso ponte composto sullo stretto, costituito da ponti sospesi e ponti a traliccio, lungo in totale decine di chilometri, tra pezzi che gettano la loro ombra sul mare e pezzi che si ancorano e giocano di contrappeso controbilanciando portata, tensione e carico poggiando l'ancoraggio a terra, e dalle prospettive sesquipedaliche del suo impalcato e dei suoi archi a rovescio, c'è la vecchia casa dei nonni di Momo...

 

Ma partiamo dall'inizio. Che poi in realtà l'inizio è a metà al film, flashbackato.

L'opening è grandioso, precipitevolissimeVolato direttamente dal PdV degli déi...o di chi per loro.

Il film incomincia il proprio cammino con una lettera, che a sua volta inizia con "Cara Momo...", in capo alla quart'ultima pagina di un semplice blocco a righe per appunti di carta gialla riciclata, e lì termina, finendo intonsa, per il momento, solo staccata e piegata in 4 parti. La pellicola invece prosegue.

La mamma di Momo si trasferisce con la figlia dalla città ( Osaka, per esempio, da cui proviene il regista ) all'isola di Shio ( isola inventata per l'occasione, ma ispirata ai ricordi d'infanzia dell'autore e disegnata su quella di Osaki-Shimojima ) dopo la morte del loro marito e padre avvenuta in un incidente navale. La sera prima della tragedia Momo aveva litigato con suo padre, e suo padre aveva iniziato a scriverle una lettera che incominciava con le parole "Cara Momo..." e che nelle intenzioni del bravo genitore - abile a scrivere relazioni tecniche ma un po' impacciato coi sentimenti - si sarebbe probabilmente conclusa il giorno dopo a voce. Ma le cose sono andate come sono andate, così invece di così, e allora ecco che... La madre inizia da subito a frequentare un corso di specializzazione ed aggiornamento, mentre Momo, che deve comunque portare a termine i compiti assegnatile dalla vecchia scuola, rimane da sola in casa...

 

---[ Attenzione : Contiene Dati del Rapporto Strettamente Confidenziale - Riservato - Segreto da Inviare Di Sopra -- omissis ]---

 

E così siamo arrivati alla fine, che poi in realtà è solo un rilancio, ancora in lotta contro la gravità della vita.

L'ending è al solito placato e placido, formato da veri e propri quadri animati-fotografie dipinte-istantanee affrescate ( l'Apoteosi di questo tipo di finali è senz'altro quello di the Ice Age ) che consente di 'digerire' gli ultimi 5 minuti forse davvero un po' troppo e-semplificatori e scopertamente/'coraggiosamente' retorici : non tutti saranno soddisfatti dalla conclusione della storia. Tra l'altro non si sa bene che fine farà Lam...volevo dire, Momo, e cosa farà da grande. A questo, però, c'è rimedio. Ogni spettatore scontento del finale può cambiarlo a suo piacere, aggiungendo al film una scena o due. O anche tredici. Mai lasciarsi spaventare dalla parola

 

                                                                                                                       Fine.

 

II.   Come Siamo.

Consimile al cinema di Mamoru Hosoda per le caratteristiche del tratto, dell'ambientazione e delle interazioni tra i personaggi

 

( "la Ragazza che Saltava nel Tempo", visibile ottimamente in versione doppiata qui : http://www.youtube.com/watch?v=behQRA65bbk, e soprattutto "Summer Wars" ( vedi l'animazione di Hiroyoki Aoyama ), pur nell'opposizione di base delle tematiche di fondo),

 

e in parte anche, per il realismo ( si, il Realismo ), sia all'Hayao Miyazaki di "la Città Incantata/Spirited Away/la Sparizione di Chihiro e Sen ad Opera dei Kami" ( il viaggio ed il trasloco di Chihiro ( animazione di Masashi Ando, ruolo che ricopre anche qui per "Momo" ) ), quanto a quello di "il Mio Vicino Totoro" ( ancora il trasferimento, e la natura alla Lewis Carroll ( campagna semidomestica e semiselvaggia ) ) che, seppur in modo differente, a quello di "Ponyo della Scogliera sul Mare" ( ancora la natura, come, certo, in tutto Miyazaki ),

 

e di sicuro alla sensibilità del co-fondatore dello Studio Ghibli, l'Isao Takahata di ( questi però sostanzialmente distanti dalla poetica in questione e dalla sua realizzazione tecnica e formale ) "una Tomba per le Lucciole" e "Pom Poko" ( il Vento tra i Salici ('49, Algar&Kinney) e '97 (Terry Jones), A Bug's Life (Pixar), Over the Ege (DreamWorks) ), ma soprattutto in questo caso rispetto a "Omohide Poro Poro",

 

l'arte di Hiroyuki Okiura

 

{ collaboratore a vari livelli di Katsuhiro Otomo - Akira, Mamoru Oshii - Ghost in the Shell ( animato, con il 2° capitolo, "Innocence", dallo stesso Okiura e dal suddetto Masashi Ando. Poi una sceneggiatura di Oshii sarà alla base del debutto alla regia di Okiura : "Jin-Roh : uomini e lupi"), Rintaro - Metropolis, Shinichiro Watanabe - Cowboy Bebop, Satoshi Kon - Paprika [ animazione di Ei Inoue ( mentre per "Tokyo Godfathers" ci sarà, presente anche qui, Toshiyuki Inoue ) ], il cui character design somiglia molto a quello di "Momo" ( ancora Masahi Ando, mentre la direzione artistica è di Hiroshi Ono ) },

 

che qui dirige, scrive ed image-storyboarda ( lungo un percorso di ben 7 - sette - anni ( e a 10 - dieci - anni di distanza dal film precedente ( con altri progetti fra i due ), "Jin-Roh", affidatogli da M.Oshii ), partendo dal 2004 con sopralluoghi e scouting-location, attraverso Production I.G. e Studio Pierrot ), si riconosce e caratterizza per una frenetica e ben dosata libertà fuggevole e tenera del racconto ( la stessa libertà per esempio del Joon-ho Bong di "Gwoemul-the Host", il quale dosa però con somma grazia anche tutto il sapore della tragedia ),

 

utilizzando com'è solito per gli Anime giapponesi il ricco retroterra storico-fantastico del Sol Levante, il suo folklore e la sua cultura popolare, un bacino di Storie comparabile - per capacità di penetrazione nel pubblico mondiale - solamente alla grandiosa voracità frullante ( in grado però di Separare e Distinguere le menzogne della Realtà dalla Verità dell'artificio : dimostrarci e farcene riconoscere le Differenze che plasmano il mondo, o almeno l'umanità ) del post-moderno SF o del post-realismo massimalista letterario u.s.a. quali T.Pynchon, D.DeLillo, P.Roth, R.Powers, W.T.Vollman, D.F.Wallace, P.Everett, C.McCarthy, J.Hawkes, S.L.Delany, P.K.Dick, J.Lethem, M.Chabon, J.Ellroy...e l'inglese M.Moorcock...e gli italiani Wu Ming...o il Porco Rosso di H.Miyazaki...e il realismo magico sudamericano...

 

In questo caso H.Okiura riprende lo stile - per quanto riguarda l'aspetto dei tre co-protagonisti silfi-coboldi ( dei mostri che in prima persona, loro, si gettano nella tana del Bianconiglio, attraversano lo specchio e vanno a trovare Gulliver re-iniziando una storia infinita...) - dei Kibyoshi, libri illustrati dell'epoca Edo ( 1603-1868, dal nome della capitale residenza dell'ultimo Shogun e sede dell'ultimo Bakufu, che prenderà il nome di Tokyo dal 1869 con la fine dell'era ), prendendo da essi lo spunto per tratteggiare la funzione ed il comportamento dei bonari ( ma un tempo terrificanti ) diabolici angeli semi-déi decaduti a spiriti-folletti custodi per procura dei parenti vivi degli appena trapassati impegnati per un breve lasso di tempo ad oltrepassare il limine terra-cielo e quindi impossibilitati a vegliare sui propri cari...

 

Musiche ( Mina Kubota ) gradevoli, a tratti molto belle, che delle volte prevaricano ma...sempre con una certa semplice grazia la forza nuda e cruda del racconto.

 

III.   Come Stiamo.

A volte entri in una sala cinematografica o ti predisponi davanti all'home theatre per gustarti un film di due ore. Alle 22:30 inizia lo spettacolo, tu ti godi un'ora e mezza di film, poi guardi l'orologio ( non lo fai mai per una tua imposizione personale ) e vedi che sono le 22:45. Con questo film due ore sembrano due settimane : è uno dei complimenti maggiori che si possano fare ad un'opera d'arte, quello di ingannare il tempo, piegarlo alla tua fantasia, farlo insorgere di continuo come fosse il brulicante mare di Ponyo o degli amici di Mame.

 

Nella realtà la possibilità d'applicare la Retroactive Continuity ( Ret-Con ) sfuma contro il muro dei giorni...e questo film lotta minuto dopo minuto per dirci quanto sia inutile e vano, se non controproducente e fondamentalmente disonesto, il gesto d'arrovellarsi nel rimpianto.

 

" Coltivando i campi si arriva al cielo. "

" Il panorama non si mangia ! "

E il pensiero subito corre a "l'Isola Nuda" (Hadaka no Shima) di Kaneto Shindo, del 1960...

Ditelo alle Cinque Terre ( il film, fosse ambientato in Italia, lo si potrebbe ricollocare in un immaginario ur/non-luogo via di mezzo fra le Cinque Terre, l'Argentario e le isole Borromee del lago Maggiore ), abitate anche dai figli immondi di gente per bene che non ha saputo fare altro che sputare sul merito dei loro antenati, scavare parcheggi accanto ai loro cimiteri, e far delle loro stesse case, cimiteri, non appena un anticipo di subtropicale si manifesta.

Un articolo a caso di Ferruccio Sansa : http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/02/conservazione-attiva-del-territorio-laltro-nome-del-cemento/459845/

Altro fantastico esempio dell'idiozia imperante ( stupidità, ignoranza, cattiveria, tutte caratteristiche che si compenetrano e rilanciano a vicenda ), e 'base di partenza' per la prima delle due grandiose scene d'azione del film, il rilascio sconsiderato di cinghiali ( alloctoni, provenienti dall'est europa, e quindi non appartenenti alla razza autoctona italiana, che è praticamente estinta ) da parte delle associazioni di cacciatori certo sostenute da comuni, province e regioni, che moltiplicandosi a dismisura non fanno altro che creare disastri all'ecosistema e all'agricoltura : rimedio : battute di caccia ! Consolazione : qualche volta si sparano tra di loro.

E poi, il nuovo ponte appena costruito pronto per l'inaugurazione :

- Sarà tutto più comodo, eh ?

- Ah, senza dubbio ! Ma chissà se è un bene...

 

IV.   Cosa Siamo.

I genitori si amano sempre due volte, la prima per imprinting e necessità, la seconda perché se ne coglie la distanza, la somiglianza, li si considera non déi da idolatrare incondizionatamente ma, una volta tanto, Persone.

 

Tra l' "Ah! Quando sarò grande...!" e l' "Oh...! Poter tornare bambini !", Momo comprende - di nuovo, per la seconda volta - l'amore del padre e della madre verso di lei, e glielo restituisce limpido, consapevole, disinteressato, responsabile : riconsegna loro ( ai vivi e ai morti ) con un anticipo d'età adulta l'eredità della propria infanzia, ancora tutta da vivere nel pieno fulgore del Grande Tempo che non finisce, mai... mai...

 

All'inizio i figli amano i genitori. Dopo un po' li giudicano. Raramente, o quasi mai, li perdonano.

Oscar Wilde, Una donna senza importanza, 1893    

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