Regia di Jay Duplass, Mark Duplass vedi scheda film
Quello dei fratelli Duplass (“Cyrus” del 2010) è un cinema fortemente e fieramente indipendente che con “Jeff who lives at home” costruisce tre personaggi ad hoc e tra situazioni mutevoli e dialoghi particolareggianti fa largo ad un percorso umano plurimo in grado di crescere passo dopo passo impartendo anche alcune lezioni di vita notevoli senza voler affatto passare per insegnanti di vita.
Jeff (Jason Segel) è un trentenne sfaticato alla ricerca costante del significato della vita, mentre suo fratello Pat (Ed Helms) è decisamente più materiale tanto da mettere una porsche davanti alle esigenze propria moglie.
I due vivranno insieme una giornata particolare (d’altronde il giorno che si sta vivendo è sempre quello più importante) tra il primo che insegue il segno, nel suo caso il nome Kevin, ed il secondo impegnato prima a distruggere e poi salvare il rapporto con la propria moglie (Judy Greer).
Ma anche loro madre (Susan Sarandon) non starà a guardare.
Tre personaggi in cerca d’autore in modo diverso, ma pur sempre nella rilevanza della ricerca del benessere proprio che è ancora meglio quando riesce ad essere contemporaneamente altrui.
I tre personaggi sono delineati assai bene, Jeff ha la perfetta espressione del sognatore, etichettabile oggigiorno come un uomo suonato, ma dotato di quella genuinità che può fare solo un gran bene; Pat è un vero e proprio disastro, l’uomo che ognuno di noi detesterebbe sinceramente, ma si è sempre in tempo per rimediare ai propri errori, mentre loro madre vede il bello ormai alle spalle, ma dietro messaggi calorosi ricevuti in ufficio si cela quel leggero anticonformismo che può risvegliarla dal letargo nonostante lo spiazzamento iniziale.
Un film che funziona soprattutto perché costruito in costante crescita narrativa, che utilizza per lo più un registro dolce-amaro che trova uno sfogo negli ultimi quindici minuti inebriante e semplicemente splendido con un’ultima emblematica scena che nella sua semplicità comunica più di quanto non possa sembrare di primo acchito.
Un’opera alternativa, orgogliosa della sua natura, assolutamente non fine a se stessa tanto per farsi notare (sensazione che purtroppo a volte capita in film indipendenti come questo), ma ispirata da una sincera necessità comunicativa ed espressiva.
Stimolante.
Costruisce un film pieno di piccole deliziose idee e con un percorso in costante crescendo.
Interessante.
Costruisce un film pieno di piccole deliziose idee e con un percorso in costante crescendo.
Interessante.
La fisicità e l'espressività si addicono pienamente al suo personaggio che riesce a tratteggiare nel modo migliore possibile.
Un attore poco reclamizzato, spesso infilato in film non proprio indimenticabili, ma comunque in grado di distinguersi dalla massa e che in film come questo può rendere parecchio.
Bravo.
Piuttosto precisa e sostanzialmente adeguata per un ruolo più ordinario rispetto agli altri principali.
Più che sufficiente.
Per buona parte del film è in secondo piano, ma rimane uno dei personaggi migliori che le siano capitati negli ultimi anni.
Ovviamente il resto spetta a lei che regala alcuni momenti di naturale talento espressivo.
Brava.
Personaggio che per buona parte del film è francamente detestabile e che comunque offre diverse situazioni per strappare due risate lontane dal buonismo più ovvio.
Discreto.
Parte risicatissima che non offre possibilità di ribalta.
Ingiudicabile.
Piccola parte, ma caratterizzata da un paio di momenti importanti.
Più che sufficiente.
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