Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Il possesso praticamente incontrollato delle armi da fuoco, le famiglie sfasciate e incapaci di crescere i figli in maniera dignitosa e rispettosa delle più comuni e basilari leggi sulla pacifica convivenza civile, la violenza propagata a ogni ora dai media: tutto questo, in Into the abyss, non c'è - eppure c'è, si fa sentire, eccome: è un sottofondo perpetuo, è lo strato di cemento armato su cui la storia di Perry e Burkett si è sviluppata. Con la consueta intelligenza e delicatezza, Herzog va a conoscere i protagonisti diretti e indiretti di una tragedia razionalmente incomprensibile e li lascia parlare: poche ed essenziali le domande, centellinate le parole dell'intervistatore (il regista, appunto) fuori campo; tutto quello che entra nell'inquadratura è parte dell'abisso da cui i due ragazzi sono stati fagocitati, trascinando con sè vittime innocenti. Non è un'indagine sull'umana malvagità dei nostri tempi: ne è piuttosto la giornalistica cronaca, con uno spunto degno dell'A sangue freddo di Truman Capote; non è una maniera per spiegare, è solamente uno schizzo, un tratteggio di figure che si delineano e si colorano da sè, con le proprie testimonianze e i propri pensieri. Qualche momento patetico viene però presto smorzato (più di un personaggio piange e singhiozza davanti alla macchina da presa), la ricostruzione dei fatti viene effettuata con cautela e freddezza, senza spettacolarizzare: un pregio sicuramente, in un cinema ormai schiavo delle sensazioni prepotenti e dei sentimenti facili. Anche la pietà per i carnefici finisce soffocata nell'epilogo del film. Herzog girerà parallelamente a questo Into the abyss altre quattro storie di condannati a morte, realizzando una serie tv dal titolo On death row. 7/10.
2001: due ragazzini uccidono quasi per gioco, per rubare un'auto. 2010: uno è all'ergastolo, l'altro sta per essere giustiziato. Herzog li raggiunge in carcere e li lascia parlare, intervistandone anche i parenti, nonchè quelli delle vittime e anche un ex 'boia'.
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