Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Jonathan Demme, il regista di film come Qualcosa di travolgente e Il silenzio degli innocenti, ha una vera ossessione per la musica di Neil Young. Dai tempi di Philadelphia, quando il rocker canadese compose per la colonna sonora del film l'omonima canzone, a oggi, sono già cinque le tappe in cui i due si sono incontrati (le altre sono The complex sessions, Heart of gold e Trunk show). Girato all'indomani dell'uscita di La noise, il disco in solitaria prodotto da Daniel Laniois, Journeys mette in scena una performance catturata alla Massey Hall di Toronto, inframmezzando brani vecchi (tra cui Ohio, Down by the river, After the gold rush, My my hey hey) e nuovi (come le straordinarie Peaceful valley, Love and war e Hitchhiker) del repertorio younghiano con le chiacchiere fatte all'interno dell'abitacolo della Crown Victoria del 1956 che sta portando l'autore di Harvest nei posti della sua infanzia (Omemee e dintorni). In quei frammenti sembra di assistere a una chiacchierata tra vecchi amici della quale, francamente, ce ne frega pochissimo. Sapere che da ragazzino Neil Young vendeva il pesce, che un amichetto lo spingeva a mangiare il catrame assicurandolo che sapeva di cioccolato o che a suo padre, noto scrittore, è stata intestata una scuola, non cambierà la vita di nessuno. Come si sarà capito, si tratta di un film per devoti, girato con indubbio mestiere (il fisheye attaccato al microfono non si era ancora visto e quando il rocker lo centra in pieno con uno schizzo di saliva, l'effetto è esilarante…), con il songwriter che si alterna all'acustica, all'elettrica, al piano e all'organo. E che quando fa partire le sue note in vibrato ci ricorda di quali miracoli possa essere ancora capace a quasi 70 anni.
Imperdibili, e per una volta vero valore aggiunto, gli extra allegati al dvd: tre chiacchierate, in altrettante diverse occasioni, in cui Demme manifesta un istrionismo e una vis comica incontenibile e Young un umorismo beffardo e disincantato che lascia davvero il segno. Mai, davvero mai, banali entrambi.
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