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Margaret

Regia di Kenneth Lonergan vedi scheda film

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La recensione su Margaret

di maurizio73
6 stelle

Tutto torna, o cerca di farlo, in questa logorroica trance de vie di una giovane donna della New York bohémien che fa di un impulsivo imperativo morale la sua stella polare e che elargisce con sfrontata civetteria la sua spontanea disponibilità sessuale, aggrappandosi ai fragili appigli di un'età di passaggio dove comanda il cuore più della mente.

Quando un donna muore in seguito all'incidente d'autobus causato dalla distrazione dell'autista, la 17 enne Lisa crede di esserne la involontaria responsabile. La sua difficile situazione familiare ed una sopraggiunta crisi di coscienza, la porteranno a confrontrarsi con un mondo di adulti che stenta ad assumersi le proprie responsabilità e con l'accidentato percorso di una faticosa maturazione personale.

 

 

L'Upper West Side e le tormentate vicissitudini di colte famiglie ebree di genitori separati e figli nell'età dello sviluppo fanno da sfondo ad un pletorico dramma di formazione che richiama il cinema di Noah Baumbach e tira in ballo la solita dialettica tra l'arte della finzione e le sue molteplici declinazioni di vita vissuta. Il caso di scuola è quello di una ragazzina risucchiata nel vortice di un dilemma morale che continua a rimbalzare tra le evasive risposte di adulti inadeguati e le inevitabili approssimazioni di una personalità in divenire che non puo' fare a meno di confrontarsi con loro, tra genitori separati assorbiti dalle rispettive carriere artistiche ed insegnanti impreparati chiamati ad un ruolo per cui non hanno studiato, tra le complicazioni di una irresponsabile iniziazione sessuale e l'azzardo di una disputa legale che si risolve in modo tragicomico. I tentennamenti della giovane Lisa sono il goffo tentativo di interpretare una parte in commedia per chi si accorge presto che la vita si riduce ad una buffa galleria di personaggi divisi tra ruoli sociali difficili da sostenere (madre, attrice, amante, ex moglie sono quelli della sua distratta genitrice) e le molteplici maschere che questi continuano a reclamare, incartandosi in un cortocircuito emozionale da cui solo la proteiforme duttilità dell'età acerba consente di venirne fuori, ancora tutti d'un pezzo e magari con un pianto liberatorio mai così appropriato come durante la prima dei Racconti di Hoffmann musicati da Offenbach. Tutto torna, o cerca di farlo, in questa logorroica trance de vie di una giovane donna della New York bohémien che fa di un impulsivo imperativo morale la sua stella polare e che elargisce con sfrontata civetteria la sua spontanea disponibilità sessuale, aggrappandosi con commovente tenerezza ai fragili appigli di un'età di passaggio dove comanda il cuore più della mente e nel quale maturare la sottile convinzione di una imperfezione umana che solo il traguardo della maturità sarà in grado di apprezzare come l'unico e irrevocabile motivo di rimpianto: tema centrale della allitterante poesia di Gerard Manley Hopkins dedicata alla ragazza che da' il titolo al film. Operazione complicata quella di Lonergan, drammaturgo prestato al cinema che oscilla tra la verbosità della commedia umana cara a Rohmer ed il sarcasmo yiddish di un dramma della prolissità in cui i patemi di un'adolescenza ordinaria vengono sublimati nelle sontuose rappresentazioni di arie da operetta che è tanto di moda seguire, ma che hai visto mai ci insegnino qualcosa sulle reali passioni della vita. Post produzione ironicamente funestata da una disputa legale (come quella prospettata nel film) che ne ha ritardato di ben sei anni l'uscita, producendone diverse versioni di montaggio (il director's cut, di ben tre ore nelle intenzioni dell'autore, si sono ridotte a 144' in quella definitiva) con il contributo grautito di Martin Scorsese e quello generoso dell'amico Broderick che ha elargito un prestito di 1mln di dollari per completare un film che ne ha spesi 14 ricavandone appena il 4%. Il risultato finale lascia perplessi per una certa frammentarietà narrativa votata all'inconcludenza, pur contando su un cast di comparse di lusso (Ruffalo,Damon, Broderick, Reno) su cui svetta il talento della giovane ma già blasonata Anna Paquin.

Riconoscimenti critici entusiastici per un vero fallimento commerciale...d'autore.

 


Ne' la bocca, ne' la mente aveva detto
ciò che il cuore sentiva e l'anima intuiva
Per il danno cui l'uomo è nato,
per Margaret, per te stessa piangi

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