Regia di Sam Dunn, Scot McFadyen vedi scheda film
Diciamolo subito: è il documentario definitivo sulla musica metal. Il regista e antropologo canadese Sam Dunn, lui stesso incallito "headbanger", affronta il tema se non a 360 gradi, poco ci manca. Girando il globo in t-shirt con sacco in spalla e anfibi ai piedi, intervista artisti, addetti ai lavori e appassionati, muovendosi tra negozi, concerti e le residenze private di mostri sacri quali Ronnie James Dio o Toni Iommi. Compatto e fluido, riassume in due ore tutto ciò che è e rappresenta il genere, compreso tutto quel che vi gravita attorno, nel bene ma anche nel male, senza nascondere gli avvenimenti più scomodi che hanno dato al genere una brutta fama: storia e attualità, fan, sottogeneri, polemiche, censura, cronaca nera, testi e iconografia, derive violente, spirito comunitario e unitario fino ad arrivare al suo significato ultimo, salvifico, transcendente, catartico e spirituale. Non lontano da una una forma religiosa... tendente al pagano. Il materiale è molto, e molto è stato sicuramente tagliato, in teoria si sarebbe potuto allungare il documentario, spezzandolo in due o tre episodi, ma va bene così. Senza pretese artistiche o snob, con passione, emozione e il sorriso sulle labbra di Dunn e di coloro che incontra.
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