Regia di Sam Dunn, Scot McFadyen vedi scheda film
Fosse stato realizzato negli anni '70, lo si sarebbe potuto intitolare "Mondo Metal". Dopo "Metal: A Headbanger's Journey", infatti, il canadese Sam Dunn ci riprova, questa volta spingendosi fino in Oriente, Medioriente e Brasile, alla ricerca di fermenti musicali metallari in paesi insospettabili. Non scopre comunque l'acqua calda, dipingendo quello che è un fenomeno notoriamente globalizzato, di portata planetaria, che con l'avvento di internet non ha fatto altro che amplificarsi. Tuttavia vedere nero su bianco come questa musica abbia attecchito anche in paesi "difficili" (per disparate ragioni) quali Indonesia, India, Cina, Libano o Arabia Saudita fa sensazione, in senso positivo, ci mancherebbe. D'altronde tutto il mondo è paese e come dice Bruce Dickinson nel film: "kids are kids" (everywhere). Emerge il quadro omogeneo di una generazione a cui i regimi politici, le rigide convenzioni sociali, l'indottrinamento religioso hanno rubato molto e che trova con la musica metal una libertà, un'energia, una forza e una rivalsa di cui ha fortemente bisogno, forse più di quanto ne abbiano bisogno le giovani generazioni del mondo occidentale.
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