Regia di Daniel Nettheim vedi scheda film
Martin David (W. Dafoe) è un mercenario ingaggiato da una multinazionale con l’obiettivo di rintracciare l’ultimo esemplare di tigre della tasmania, marsupiale creduto estinto. L’obiettivo è recuperare il DNA dell’animale.
Una volta giunto nella location, Martin avrà modo di familiarizzare con Lucy, una giovane donna, proprietaria dell’alloggio che lo ospita durante il soggiorno, ed i figli di lei, oltre che scontrarsi con la diffidenza e l’astio dei locali, che non gradiscono forestieri.
L'avvenuta scomparsa del marito di Lucy getterà ombre sinistre anche sulla missione di Martin, svelando una terribile verità.
Riuscita opera seconda di Daniel Netthenim, che asseconda l’input selvaggio delle location, intessendo un racconto ambiguo e misterioso, che da semplice ricerca diviene esplorazione di se stessi ( le scene della caccia richiamano inevitabilmente al capolavoro di Cimino). Il cuore animale del cacciatore si scontra con quello silente, quasi onirico, della tigre, una creatura sfuggente, chissà se veramente reale, in un incontro/scontro che impone il rispetto e purtroppo anche qualcos’altro. Gli occhi di ghiaccio di Dafoe pian piano si sciolgono come neve al sole, specchiandosi in quelli di un bambino che non parla, ma che è capace di “sentire” il sacrificio imminente. Personaggi di contorno riusciti (bravo Sam Neill), sprazzi action qua e là, ritmo meditativo che stimola il pensiero. Un thriller metaforico che sussurra senza gridare.
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