Regia di Ben Wheatley vedi scheda film
Jay è un soldato disoccupato da otto mesi dopo avere subito un incidente di natura imprecisata. Ormai a corto di soldi e messo alle strette dalla moglie, decide di accettare un lavoro proposto dal suo migliore amico: per conto di alcuni sconosciuti dovranno ammazzare delle persone presenti su una determinata lista. Ma le cose non vanno per il verso giusto e la remunerativa missione si trasforma in una lenta discesa nell’orrore.
La storia parte come se non volesse essere altro che il ritratto di una famiglia che se la passa male: Jay sembra il classico scansafatiche che non ha voglia di lavorare, che ama sua moglie e suo figlio ma non vuole darsi da fare per portare avanti la baracca. Ma dopo un po’ scopriamo che egli in realtà è ben altro: uno spietato assassino che non si fa scrupoli ad ammazzare persone colpevoli o presunte tali di non si sa bene che cosa: un prete qualsiasi e un uomo in possesso di alcuni filmati che riguardano violenza su bambini. Jay si fa prendere la mano e va oltre il suo incarico: ammazza un uomo che non rientra nella lista con una ferocia indescrivibile, tanto che anche il suo amico rimane sconvolto. Qui il film vira lentamente verso l’horror, con scene di violenza sanguinolente. Capiamo che il protagonista non c’è con la testa, che è pronto a qualunque cosa. Ma nel finale la storia cambia ancora pelle e direzione, coprendosi di un mistero ancora più fitto: i due killer da spietati assassini diventano vittime, forse manipolati in maniera oscura ma precisa da persone in odore di satanismo. Il tutto, però, resta sfumato e indefinito, e spinge lo spettatore a interpretare e a fare congetture. Uscito nel 2011, Kill List è un film mutevole, originale, imprevedibile e per molti versi sconvolgente. Una riflessione, anche, sulla banalità del male, di cui tutti siamo sia fautori che vittime, in una spirale apparentemente senza inizio né fine.
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