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Contronatura

Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film

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La recensione su Contronatura

di undying
7 stelle

Uno degli ultimi esemplari del cinema gotico all'italiana, diretto con classe da un regista ispirato, a suo modo anticipatore di tematiche erotiche poi predominanti nei successivi gialli e thriller tricolore.


locandina

Contronatura (1969): locandina

 

1930. Diretto da un avvocato a Brighton, per la consegna della documentazione che lo renderà erede dei beni del defunto cugino Richard Wright, Arcibald Barrett - assieme al contabile Ben Taylor, la moglie Vivian, il fattore Alfred Singler e l'amante Margareth - affronta un lungo viaggio in automobile, interrotto da un temporale che ha reso impraticabile la strada. Costretti ad abbandonare il mezzo, i cinque viaggiatori trovano riparo presso un ex albergo, trasformato in chalet di caccia. Il loro arrivo interrompe le attività dei residenti, l'anziana Herta e suo figlio Uriah, proprio mentre i due stanno praticando una seduta spiritica. La rottura improvvisa della "catena" ha lasciato la medium in uno stato di trance, pertanto i nuovi ospiti sono invitati a prenderne parte. Durante la notte verranno svelati fatti relativi a dieci anni prima, con precisa rivelazione delle identità responsabili di due delitti, commessi per questioni economiche e per travolgenti passioni d'amore.

 

"Io giro sempre i miei film al momento sbagliato, cinque anni prima o dopo che il genere diventi popolare, non so perché. Resta probabilmente il più grande mistero della mia carriera..."

(Antonio Margheriti)

 

"(Durante la lavorazione di Contronatura), dovevo girare la sequenza di una seduta spiritica e volevo inquadrare dall'alto il tavolino attorno al quale si svolgeva l'azione; volevo poi fare abbassare la macchina da presa sulle mani e quindi inquadrare i volti dei presenti. Naturalmente, in quel periodo, non c'erano le flying camera quindi, per poter realizzare questo movimento sopra il tavolino, appesi per i piedi l'operatore Riccardo Pallottini e lo feci scendere dal soffitto. In questo modo lui riusciva a girare questo movimento di avvicinamento verso il tavolo e poi, con un colpo di reni, alzava la macchina da presa che andava ad inquadrare i volti degli attori."

(Antonio Margheriti) [1]

 

scena

Contronatura (1969): scena

 

Tardivo gotico italiano girato al tramonto del genere, ovvero quando la cinematografia tricolore stava iniziando a trattare la nuova serie, con ambientazione contemporanea, giallo-thriller. Un nuovo filone per l'epoca, con il quale, però, Contronatura condivide, o meglio sarebbe dire anticipa, almeno una componente caratteristica: quella dell'erotismo, peraltro già affrontata, in maniera sottesa ed elegante, dallo stesso Margheriti nei suoi gotici precedenti, in particolare in Danza macabra (1964). Traendo spunto, molto liberamente, dal racconto Eppure bussano alla porta, di Dino Buzzati [2] (probabile motivo che apparenta questo film al successivo Qualcosa striscia nel buio, diretto da Mario Colucci), Margheriti e Hannes Dahlberg scrivono una sceneggiatura particolarmente dettagliata, sviluppata con ripetuti inserimenti di flashback, destinati a interrompere la continuità della seduta medianica. Si tratta di una coproduzione tra Italia e Germania, ma con prevalenza di maestranze tecniche nostrane: musiche di Carlo Savina (in parte utilizzate sia in Malenka, la nipote del vampiro di Amando de Ossorio, che ne La notte dei dannati, di Filippo Walter Ratti); fotografia di Riccardo Pallottini; effetti speciali di Franco Di Girolamo; scenografie di Fabrizio Frisardi; costumi di Maria Gissi. La quota di partecipazione teutonica è limitata al cast artistico, con presenza di attori (anche austriaci) tipo Joachim Fuchsberger, Marianne Koch, Helga Anders, Marianne Leibl e Gudrun Schmidt. A tutti gli effetti, dunque, può considerarsi opera del tutto italiana, che si inserisce in coda a quella serie di indimenticabili horror/gotici rappresentata dalle eccezionali pellicole di Mario Bava e Riccardo Freda, in quel periodo (fine anni Sessanta) ormai conclusa. Da un lato, quindi, Margheriti tratta un tema "classico", dall'altro, però, introduce elementi innovativi e piuttosto audaci (l'omosessualità femminile, alla base del titolo Contronatura), che gli valgono il divieto ai minori di anni 18. In effetti il film, da un punto di vista "horror", offre pochi momenti di tensione e ancor meno effetti speciali (se ne conta uno solo: il finale con la valanga di fango, destinata a sanare orrori umani e drammi esistenziali, da qualcuno indicata come fonte di ispirazione per una simile sequenza all'interno dell'Overlook Hotel, in Shining di Kubrick), mentre, soprattutto a partire dal secondo tempo, insiste sulla tematica lesbo, offrendo manierati nudi (parziali) e accoppiamenti più o meno corrisposti tra le varie protagoniste. Ne esce una storia complessa, molto bene articolata sul piano narrativo - facendo ricorso a continui flashback -, diretta da Margheriti con grande eleganza. L'uso di carrelli finisce per rendere appariscenti, vistose e incantevoli le ottime scenografie, mentre i morbidi e delicati pianosequenza sovrastano un cast interessante, costretto a dar vita a una storia poco spaventosa, con diverse pause nel ritmo, ma resa comunque ipnotizzante per lo spettatore grazie all'eccezionale tecnica del regista.

 

scena

Contronatura (1969): scena

 

La parola a Antonio Margheriti  [3]

 

"Quando scrivo un film mi comporto come un artista che disegna un fumetto. A me piacerebbe molto portare i fumetti d'avventura al cinema, perché trovo che abbiano aggressività, sapore, insomma più vita di un normale film d'avventura. Nei fumetti c'è sempre una chiusa del racconto dove i cattivi muoiono e i bravi vincono: un po' quello che ho fatto io, ad esempio, in Contronatura."

 

"Contronatura è un film con una bella fotografia a colori, a mio parere caratterizzato, specialmente nella seconda parte, da alcune mie belle trovate registiche. Comunque Contronatura è un film gotico, ma al tempo stesso è pure un horror e un thriller... e ricordo che ebbe una lavorazione assai interessante: in quel caso il mio rapporto con gli attori fu molto stimolante. Forse sarebbe proprio un ottimo film, se non avesse come difetto principale l'uso eccessivo dello 'zoom' che ho fatto in quell'occasione e che oggi non mi piace più..."

 

scena

Contronatura (1969): scena

 

La componente erotica negli horror gotici di Antonio Margheriti [4]

 

"Romano, classe 1930, Antonio Margheriti è uno dei nomi fondamentali nella storia del cinema gotico italiano, come quelli di Mario Bava e Riccardo Freda. Soprattutto, il suo ruolo pregnante nel genere è commisurato alla capacità del regista di intercalare alle tematiche propriamente macabre e orrorifiche dei sui film - sviluppate, peraltro, con grande estro e originalità - un erotismo di fondo dai toni espliciti, ancora inedito per l'epoca e dominato da quegli 'amori particolari' al femminile che sarebbero in breve divenuti di rito in qualsiasi dei nostri horror. Margheriti, che sin dai primordi della sua carriera dietro la macchina da presa si nascose dietro lo pseudonimo di Anthony M. Dawson (variato da un iniziale Daisies, quando scoprì che il termine, in America, significava 'omosessuale'), diresse nel 1963 il suo primo film gotico, Danza macabra, interpretato dall'attrice Barbara Steele, presenza istituzionale nel cinema dell'orrore italiano da quando Mario Bava la 'lanciò' nel suo capolavoro La maschera del demonio (1960). (...) Danza macabra fu pesantemente censurato all'epoca per via di una 'forte' sequenza di amore lesbico tra Margarete Robsahm e la Steele nonché per alcuni fotogrammi dell'attrice Sylvia Sorrente a seno nudo, tuttavia, anche in questa forma mutila, è difficile non riconoscere al film di Margheriti un fascino equivoco e profondamente morboso. Ne La vergine di Norimberga, sempre del 1963, il regista mette in scena un campionario di torture e sevizie veramente scioccanti: bastino, a mò d'esempio, il martirio di una ragazza rinchiusa nell'ordigno del titolo e il supplizio inflitto a un'altra alla quale viene fatto divorare il naso da un ratto. (...)  Al 1964 risale invece I lunghi capelli della morte, di nuovo con Barbara Steele e con una trama, opera di Ernesto Gastaldi, orientata in direzione nemesiaco-sovrannaturale, secondo quanto era consueto al cinema horror del tempo. Nondimeno, nella narrazione della vendetta compiuta da tre streghe, una delle quali viva e le altre due morte, nei confronti di un feroce individuo responsabile della loro sofferenza, Margheriti stravolge ogni cliché, a cominciare dalla rappresentazione delle femmes diaboliques come figure positive. Gli accenni erotici non mancano neppure stavolta, in particolare in una sequenza d'amore tra la Steele, che 'scandalosamente' mostra il seno, e Giorgio Ardisson. Un vero e proprio capolavoro nelle filmografia horror di Margheriti è Contronatura, girato nel 1969 e valido come summa in extremis di tutto ciò che il fantastico italiano precedente aveva messo in scena. Del film si è anche scritto che 'creò' una sorta di cesura tra il gotico-sexy degli anni Sessanta e l'horror erotico degli anni Settanta (Bizarre sinema, horror all'italiana 1957 - 1979) e a buon diritto, considerando che la rappresentazione di azioni saffiche (memorabile quella tra Marianne Koch e Dominique Boschero) è tutt'altro che reticente e prefigura le audacie della cinematografia di genere a venire."

(Manlio Gomarasca e Davide Pulici)

 

scena

Contronatura (1969): scena

 

Marianne Koch [5]

 

"Agli appassionati di western il suo volto dice immediatamente qualcosa per essere stato quello di Marisol in Per un pugno di dollari, ma Marianne Koch, tedesca di Monaco di Baviera dove nacque nel 1931, quando prese parte al capolavoro di Sergio Leone aveva alle spalle già una solida filmografia, forte di oltre venti film, iniziata nel 1950 con Der Mann, der zweimal leben wollte di Viktor Tourjansky. I particolari del suo esordio sul set furono curiosi: iscrittasi all'Università per diventare pediatra ma dovendo mantenersi gli studi, Marianne lavorò per un trimestre negli stabilimenti del Geiselgasteig - l'equivalente tedesco di Cinecittà -; qui un'amica fotografa la raccomandò al regista Tourjansky che prese subito Marianne nonostante la ragazza non avesse mai recitato. Il successo fu immediato, di pubblico e di critica, tanto che alla Koch quello stesso anno fu attribuito il Bundesfilmpreis, il riconoscimento artistico più prestigioso del governo tedesco. Tra i film interpretati negli anni Cinquanta da questa attrice, di bellezza forse non appariscentissima ma brava, garbata e sensibile, oltre una pletora di pellicole tedesche si ricordano anche Four Girl in Town, di Jack Sher e Interludio di Douglas Sirk, entrambi girati negli Stati Uniti nel 1956. Dopo Leone la Koch si aggirò parecchio nell'eurowestern, soprattutto in produzioni tedesche (La lunga strada della vendetta, di Rolf Olsen, nel 1964, Una bara per Ringo, di José Luis Madrid, nel 1966) e iberiche (Jessy non perdona... uccide e Clint il solitario, di Alfonso Balcázar, nel 1964 e nel '68). La partecipazione a Contronatura - coprodotto tra Italia e Germania - segna anche l'abbandono delle scene da parte della Koch a vantaggio della sua professione di medico che continuò ad esercitare accanto al marito."

 

scena

Contronatura (1969): scena

 

Critica

 

"Anomalo e disturbante, coerente e riuscito, questo horror di Margheriti non delude lo spettatore in cerca di atmosfere malsane: Contronatura, infatti, non lesina erotismo e schiaccia l'acceleratore sui legami lesbici delle protagoniste. E questa volta il divieto minori di 18 anni era inevitabile. Lo slogan scelto per la pubblicità era demenziale: 'Edgar Wallace li chiamava The Unnaturals, Allan Poe The Spettrus, Hitchcock The Pervers, noi I Contronatura'. (...)  Coprodotto da Arthur Brauners, girato agli studi Tirrenia e a Berlino, Contronatura è totalmente addebitabile a Margheriti, che scrisse, finanziò e diresse il film. Il regista sopperì ai pochi soldi a disposizione puntando su un clima irreale, animato da contini movimenti di macchina e da un uso forsennato dello zoom. Margheriti desiderava mettere in scena i temi della narrativa fantastica anglosassone che amava da ragazzo e così imperniò tutto il film su una seduta spiritica, in uno chalet claustrofobico, nel corso di una notte tempestosa. Ma il vero cuore di Contronatura è nel concetto di colpa e corruzione, non senza accenni moralistici. Nel finale, infatti, tutti i personaggi, legati tra loro da perversi rapporti, pagano tutti per i loro 'peccati'. La punizione è brutale, simboleggiata come in un apologo dall'ondata di fango che invade la villa, anticipando tra l'altro di un decennio l'onda di sangue in Shining (1980) di Stanley Kubrick. L'universo di Contronatura è disperato, crudele, senza personaggi positivi. Come nei suoi horror gotici e nei thriller, Margheriti sceglie di ambientare la vicenda in un luogo cupo e claustrofobico, isolato, con scenografie inizio Novecento, dove una tempesta imprigiona i protagonisti. Non ci sono effetti speciali, se si esclude l'onda di fango della conclusione, non ci sono vere e proprie situazioni horror, non ci sono fantasmi immateriali ma esseri in carne ed ossa tormentati della lussuria e dal senso di colpa. Come il titolo garantisce, il sesso è centrale. E il trailer presentava furbamente Contronatura come 'il film che crea un nuovo tipo di triangolo: lei, lei e... l'altra!' Tuttavia la censura non chiese tagli sulla relazione lesbica, ma su quella tra una protagonista e il giardiniere. Contronatura è considerato giustamente uno dei massimi capolavori di Margheriti. Eppure il regista non era soddisfatto del risultato finale. Riteneva che la sceneggiatura originale avesse maggiori potenzialità e considerava il film 'tecnicamente involuto', autocriticandosi per le troppe 'zoomate' e per l'uso del colore ('il colore distrae')."

(Fabio Giovannini) [6]

 

"Le incertezze di Danza macabra sono qui del tutto risolte, in un moralismo cupo e crudele che non lascia spazi al rimorso o al perdono, nel ricorso al colore (il rosso ed il bruno) e ad una scenografia dagli addobbi ridondanti e pesanti che contribuiscono a sottolineare il carattere sospeso nel tempo dell'azione, in un uso della macchina da presa che predilige movimenti complessi ed avvolgenti, a tessere la tela di ragno della cupidigia e della vendetta. Apparso due anni dopo la morte definitiva dell'horror italiano, Contronatura riassume nella sua perfezione (un pò 'ibernata') tutte le sue caratteristiche principali, le inquietudini erotiche, il rigore di un discorso etico, il senso di un fato ineluttabile; il film è dunque il canto del cigno del nostro fantastico. (...) Il tema del resto è uno dei leitmotiv del fantastico italiano e non è un caso che la battuta finale di Pigozzi a una delle sue vittime: 'Lei non è colpevole come gli altri...' riecheggi il suo annuncio della vendetta di Hauff, che punirà insieme innocenti e colpevoli, in Cinque tombe per un medium."

(Teo Mora) [7]

 

"Margheriti realizza un ottimo film gotico, intriso di uno spietato moralismo che non lascia spazio al perdono. La macchina da presa, con i suoi movimenti fluidi, contribuisce a tessere la complessa ragnatela che avvolge i colpevoli, fino a soffocarli. I cinque protagonisti sono rappresentati come deboli, decadenti, viziosi e la villa del castigo, tenebrosa dimora dai cupi tendaggi rossi e candelabri polverosi, tutti gli immancabili orpelli da Old Dark House, appare come un faro che attira i perversi con il suo terribile fascino. L'alluvione purificatrice del finale è in qualche modo una lontana parente della pioggia che mette fine alla peste vendicatrice in Cinque tombe per un medium di Massimo Pupillo."

(Maurizio Colombo e Antonio Tentori) [8]

 

"Gotico insolitamente ambientato negli anni '20 e caratterizzato da una struttura narrativa abbastanza complessa, con uno schema a flashback utile a evidenziare le relazioni tra i personaggi e a movimentare una vicenda piuttosto semplice, è un classico racconto di spettri con morale retributiva, arricchito da un elevato tasso di morbosità che si manifesta soprattutto nel possessivo rapporto lesbico, corredato da senso di colpa, della tormentata Vivian, prima con Elisabeth (Helga Anders), moglie di Richard, e poi con Margareth, insolitamente esplicito e audace per l'epoca. Aiutato da una colonna sonora suggestivamente sleaze, Margheriti riesce a immergere la storia in un clima di liquida inquietudine, che pervade ogni azione dando il senso del destino che i personaggi non potranno sfuggire. Tra gli interpreti, mediamente tutti efficaci, per intensità Luciano Pigozzi, in uno dei suoi ruoli migliori. Nel reparto femminile spicca in un breve ma significativo ruolo Helga Anders (1948 - 1986)."

(Rudy Salvagnini) [9]

 

"Ammetto di essere una delle voci fuori dal coro riguardo a questo film, che viene generalmente considerato un capolavoro del gotico all'italiana. Forse a stonare è il fatto che, a parte la riproposta di alcuni cliché dell'horror, Contronatura in realtà offra tutt'altro. La censura dell'epoca non avrebbe mai accettato un film che parlasse apertamente di rapporti saffici, per di più con scene così esplicite, e al regista, che già si era fatto una bella fama con l'orrore ammiccante, non è restato che imbastire il solito canovaccio gotico per deviare l'attenzione dei censori. La pellicola è retta, ça va sans dire, da una tecnica capace di rendere al meglio le atmosfere necessarie alla torbida vicenda, ma non offre nessuno spavento a parte la purificazione finale, con uno tsunami di fango che travolge l'abitazione e condanna gli immorali abitanti: un'altra foglia di fico per apparire agli occhi dei censori come dalla parte dei moralisti, sdegnati dalla poca integrità dei personaggi. Insomma, sarà anche un buon film, ma col genere horror ha poco o niente a che spartire."

(Manuel Cavenaghi) [10]

 

"Margheriti scrive, dirige e produce il film, girato tra Tirrenia e Berlino, realizzandolo in pieno economia, puntando su un clima irreale, molti movimenti di macchina e un uso smodato dello zoom. La storia ricorda i racconti di Poe e Lovecraft, soprattutto per l'elemento claustrofobico e per l'unità di tempo, luogo e spazio nella quale si concentra l'azione. Il film inizia e si conclude con la seduta spiritica, inserendo nella trama diversi flashback e brevi parti oniriche. Il tema dominante è la colpa, la corruzione dei personaggi - quasi tutti negativi - che mettono in scena rapporti perversi fino alla simbolica punizione del fango che ricopre la villa. La parte soprannaturale è ridotta all'essenziale, il vero motivo dominante del film è il peccato, l'erotismo torbido e malsano."

(Gordiano Lupi) [11]

 

"Contronatura si distacca dai predecessori di inizio decennio per la complessa struttura corale, e ha dalla sua una sceneggiatura (dello stesso regista) curata e a tratti sorprendente, che recupera e rinnova i materiali della ghost story, facendo dell'elemento erotico - finalmente svincolato dalle maglie di una censura più permissiva - la chiave di volta dell'intera vicenda. La storia (...) prende avvio da uno spunto che ricalca quasi alla lettera quello di Il castello maledetto di Whale. Ma un altro, inaspettato referente è La panne di Dürrenmatt, per il tono morale del racconto che si snoda svelando i peccati dei vari personaggi. (...) Contronatura è una favola morale per adulti, una storia di morti tornati a giudicare e punire i vivi che si conclude con un apocalittico fiume di fango destinato a spazzare via tutti, colpevoli e meno colpevoli. 'Anche voi siete una vittima innocente come allora lo fummo noi' dice Uriah a Taylor (Joachim Fuchsberger) appena prima che costui sparisca nel fango come gli altri: ma la risata con cui ne saluta la dipartita cancella ogni pietas. Margheriti allude più volte al fango come metafora della sporcizia morale dei personaggi, già dal movimento di macchina che introduce i titoli di testa, con la cinepresa che zooma su una pozza creata dall'acquazzone, e insiste sull'acqua come elemento purificatore: è dalla pioggia sul soprabito del marito che Vivian (Marianne Koch) ne deduce il tradimento, ed è l'apocalittico nubifragio a provocare l'esondazione finale. Il tutto in un'ambientazione da Belle époque che suggerisce un senso di sperpero e di fine di un'era, tra balli, giochi d'azzardo, orchestrine e champagne, e comparse esagitate che, riflesse negli specchi degli ampi saloni, perdono già volto e identità, e si svelano come fantasmi analoghi a quelli immortalati nella foto dell'Overlook Hotel. Per una volta l'utilizzo dei modellini tipico del regista non produce un effetto ludico: il fiume di fango che erompe nello chalet - un'immagine che richiama l'ondata di sangue vista in I criminali della galassia e che molti commentatori hanno avvicinato al celeberrimo momento di Shining - dà al racconto una potenza visiva inusitata. Anche l'utilizzo del colore si ricollega alle tematiche del film: la fotografia di Riccardo Pallottini è zeppa di tinte sature, che amplificano la lordura morale dei personaggi e rendono l'idea di un mondo sanguigno e volgare, fondato sul tradimento e sulla prevaricazione. La riuscita del film è data anche dalla convinzione con cui Margheriti mette in scena i tòpoi del gotico. I fantasmi di Contronatura - il pallido Uriah, che beve un liquore di bacche chiamato 'sangue', e la madre in perpetuo trance - non sono solo l'ennesima incarnazione del revenant vendicativo e materico, ma diventano angeli sterminatori di un'umanità per cui non c'è redenzione. La resa all'ignoto è data, nell'immagine finale, dall'inquadratura che senza stacchi passa dai due spettri al gorgo in cui sono stati inghiottiti gli altri personaggi, e ancora al punto di partenza: dove, però, non c'è più nessuno. Da orpello per creare atmosfera o coltivare false piste soprannaturali, lo spiritismo (collante solo apparente tre i due mondi: gli spiriti di Uriah e la madre sono già tra i presenti) diventa strumento di una giustizia post mortem che torna a colpire laddove quella umana si è rivelata fallibile, quando non perniciosa. Ed è ironico che il giocatore accanito Barrett, il quale ama dichiarare a mò di boutade che 'chi inventò il tavolino, lo fece per potervi giocare' trovi proprio in un tavolino, quello della seduta spiritica, la propria nemesi. Contronatura si differenzia dai codici precedenti anche nella franchezza con cui vengono messi in scena l'erotismo in generale e il lesbismo in particolare, che - realizzato o sognato, esplicito o inespresso - diviene il legame tra tutti i personaggi femminili della vicenda. L'eros, che benificia del rilassamento postsessantottino, è strumento di dominio, tradimento, scalata sociale. E la componente scopofila della passione è in evidenza, con complessi giochi di sguardi e corpi spiati: come noi desideriamo ciò che vediamo, lo stesso accade ai personaggi. Margheriti appronta per l'occasione una messa in scena di complessità barocca. L'abbondanza di primi piani e dettagli esaltati dal formato panoramico, secondo una pratica ripresa dal western, è accompagnata dall'utilizzo massiccio della macchina a mano, che dona maggiore incisività all'abituale pratica di girare con più cineprese, e del grandangolo, che esalta lo spazio dello chalet di caccia rendendolo incongruamente ampio, fino a coincidere idealmente con il salone da ballo dove si sviluppa la sequenza clou. Lo stesso regista raccontava divertito le artigianali prodezze di Pallottini, che nella scena della seduta spiritica venne appeso al soffitto, macchina in mano, per una ripresa acrobatica degna del primo Sam Raimi. Anche i flashback sono introdotti da un espediente artigianale quanto incisivo: la cinepresa zooma sugli occhi del personaggio a cui la rievocazione si ricollega, e Margheriti richiede all'attore un repentino mutamento d'espressione all'ultimo momento, di modo che presente e passato si leghino senza soluzione di continuità nella medesima inquadratura. Gli stacchi di montaggio sottolineano l'intenzione dell'apologo: da Alfred (Claudio Volonté) che si china a baciare l'amante, Margheriti passa a inquadrare Barrett che chiude il punto a bridge mettendo sul tavolo le proprie carte: sottolineando la natura calcolatrice del primo, paragonandone la libido all'avidità del secondo, e accostando i due movimenti di discesa (degli amanti sul letto, e della mano che cala le carte sul tavolo) con un'immediata eco visiva. Come nei gotici di Freda, anche in Contronatura la cinepresa da un lato rafforza 'l'eticità e il senso di predestinazione e di giudizio morale irrevocabile (...), dall'altro si erge essa stessa a principio etico, a giustiziere morale, attraverso la costruzione di metafore che illuminano e condannano la corruzione del mondo che rappresentano'."

(Roberto Curti) [12]

 

scena

Contronatura (1969): scena

 

Visto censura [13]

 

Il 20 agosto 1969, Contronatura ottiene visto censura n. 54284. La commissione "esprime parere favorevole alla sua proiezione in pubblico e all'esportazione, con divieto di visione per i minori degli anni 18 in quanto il film contiene numerose scene di violenza, particolarmente cruente e alcune sequenze di omosessualità famminile; il tutto ritenuto controindicato alla particolare sensibilità dei predetti minori."

 

Metri di pellicola dichiarati: 2500 (circa 92', in proiezione cinematografica).

 

 

NOTE

 

[1] "Gli artigiani dell'orrore - Mezzo secolo di brividi dagli anni '50 ad oggi", a cura di Paolo Fazzini (Un Mondo a Parte), pag. 52.

 

[2] Roberto Curti in "Italian Gothic Horror Films, 1957 - 1969" (McFarland), pag. 195.

 

[3] "Danze macabre - Il cinema di Antonio Margheriti" (Profondo rosso edizioni), pag. 120 - 121 - 280.

 

[4] [5] Dal booklet allegato alla VHS Shendene.

 

[6] "Danze macabre - Il cinema di Antonio Margheriti" (Profondo rosso edizioni), pag. 55 - 56.

 

[7] "Storia del cinema dell'orrore" - vol. 2, tomo secondo (Fanucci editore), pag. 329 - 330.

 

[8] "Lo schermo insanguinato - Il cinema italiano del terrore 1957 - 1989" (Marino Solfanelli editore), pag. 50.

 

[9] "Dizionario dei film horror" (Corte del Fontego), pag. 157 - 158.

 

[10] "Cripte e incubi - Dizionario dei film horror italiani" (Bloodbuster edizioni), pag. 103.

 

[11] "Storia del cinema horror italiano - Da Mario Bava a Stefano Simone", vol. 1 - Il gotico (Il Foglio edizioni), pag. 181 - 182.

 

[12] "Fantasmi d'amore - Il gotico italiano tra cinema, letteratura e TV" (Lindau), pag. 296 - 300.

 

[13] Dal sito "Italia Taglia".

 

scena

Contronatura (1969): scena

 

"Cerco di dirlo così come mi viene, mi scusino eventuali pignoli o suscettibili. Leggere sulle prime pagine le parole 'contro natura', pronunciate dal papa [Papa Benedetto XVI] a proposito delle unioni omosessuali, mi fa rivoltare le viscere. La natura umana è così complicata e ricca (essendo biologica, psicologica, culturale, sociale) che estrarne un pezzo e appenderlo al lampione del Giudizio Divino equivale ad amputarla. L'omosessualità è sempre esistita ed esisterà sempre, consiste di amore e di vizio, di eros e di moda, di piacere e di colpa, di profondità e di futilità, tanto quanto le altre pulsioni dell'animo e del corpo. Si può diffidarne, si può criticarla, ma solo una violenta e impaurita torsione dello sguardo sulle persone, sulla vita, sull'eros, può arrivare addirittura a scacciare l'amore omosessuale dalla 'natura umana'. Leggendo quei titoli ho pensato ai miei amici omosessuali, ad alcune storie di sofferenza e di punizione, all'orribile marchio di 'anormale' che qualcuno di loro ha dovuto leggere negli occhi e nelle parole degli altri, e mi sono profondamente vergognato per quel 'contro natura'. Possibile che i preti omosessuali, notoriamente molti, non abbiano niente da dire a questa Chiesa spietata?"

(Michele Serra)

 

Trailer 

 

F.P. 17/12/2022 - Versione visionata in lingua italiana, VHS Shendene & Moizzi (durata: 87'16")

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