Regia di Jeffrey Blitz vedi scheda film
Altra tradizione made in USA e fenomeno poco conosciuto alle nostre latitudini: stiamo parlando dei concorsi di "spelling", quei tornei in cui ragazzi diligenti e occhialuti, normalmente tacciati di “nerdismo”, si cimentano nella compitazione di parole scelte da un giudice in un voluminoso dizionario, naturalmente tra le più difficili in circolazione. Un simpatico ed edificante spaccato di "Americana", senza gelosie e all'insegna del fair-play e dell'importante è partecipare, filosofia che per una volta sembra sincera e sentita. Una buona palestra per crescere, senza trascurare il gusto di conquistarsi quei famosi 15 minuti di celebrità. Bisogna rilevare che la pronuncia delle parole inglesi spesso non va a braccetto con l'ortografia (a differenza dell'italiano che è più lineare da quel punto di vista), non sono quindi delle prove così facili come si potrebbe credere quelle di "spelling". Si vedono i ragazzi aspettare pazientemente, seduti in fila, poi uno alla volta si avvicinano timidi e timorosi al microfono, davanti ad una platea di ansiosi e trepidanti genitori. Si parte dai tornei locali, i più bravi accedono poi al concorso nazionale a Washington, le cui fasi finali sono trasmesse dal canale ESPN. Il film segue il percorso di 8 ragazzi presi da ogni angolo degli Stati Uniti. Per il vincitore o la vincitrice un trofeo stile Wimbledon, gli onori e gli oneri (interviste, ecc.). I perdenti restano delusi e abbacchiati, ma rincuorati da mamma e papà orgogliosi e compresivi. La competizione non assume mai connotati arcigni e l'intento di simili competizioni rimane più che altro didattico, oltre a contribuire ad alimentare l'autostima di studenti magari non tra i più popolari in seno ai loro compagni e probabilmente non troppo versati negli sport, ma che qui possono mettere a frutto le loro reali doti.
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