Regia di Bobcat Goldthwait vedi scheda film
Frank ha perso il lavoro, la moglie (scappata con un altro, portandosi via la figlioletta) e l'entusiasmo di vivere. Passa i giorni e le notti a fare zapping tra i programmi demenziali della tv, finché la diagnosi di una malattia mortale lo scuote. Frank ruba un'auto, compra un po' di armi e decide di farsi giustizia da solo. Ben presto troverà nell'adolescente Roxy un'insospettabile complice.
Un giorno di ordinaria follia (Joel Schumacher, 1993) si fonde con Natural born killers di Oliver Stone (1994) per dare vita a un racconto di giustizia privata e singolare educazione civica nel quale una coppia di protagonisti assortita in maniera davvero imprevedibile impartisce lezioni di serietà, onestà, intelligenza, credibilità e buongusto a un'intera società: quella americana. Ma sostanzialmente la trama non perde un briciolo di valore se traslata dalle nostre parti, oggigiorno: l'attacco all'idiozia catodica (leggasi pure: del web) è sempre valido, sempre ugualmente feroce e motivato, e la liberazione finale nella scena madre che chiude il film è forse il tassello più azzeccato del puzzle costruito da Bobcat Goldthwait, regista e sceneggiatore del lavoro. Joel – fratello minore del più noto Bill – Murray è un ottimo protagonista e Tara Lynne Barr ben funziona come spalla; il difetto principale dell'opera è probabilmente in un certo didascalismo che di tanto in tanto prende il sopravvento, come quando i due personaggi centrali cominciano a fare le loro liste di categorie di persone da eliminare, o come quando la ragazza tesse un elogio ad Alice Cooper prolungato e approfondito, tanto da sembrare abbastanza fuori luogo. Comunque il ritmo regge bene e la storia si sviluppa gradualmente fino al climax conclusivo, con una serie di trovate e si spunti davvero interessanti. Per Goldthwait, comico reso popolare dalla serie Scuola di polizia, questa è la quarta regia in lungometraggio per la sala. 6,5/10.
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