Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Terzo cortometraggio di Bong Joon-Ho , ultimo prima di esordire sulla lunga distanza , in realtà è una sorta di saggio di fine corso per l'Accademia coreana di cinema, che poi successivamente lo ha distribuito.
Si respira una strana aria "istituzionalizzata" appena prima dei titoli di testa:una musica pomposa molto "sovietica" nel suo incedere marziale ci introduce il titolo e c'è una dicitura in cui si affferma che il film non si riferisce assolutamente a fatti politici attuali.
Una sovrimpressione piuttosto strana, visto quello che segue.
Subito dopo circa 30 minuti di cinema bizzarro, con ironia tagliente e la consapevolezza che il bravo studente Bong Joon Ho conosce molto bene anche il cinema occidentale.
Ci sono tre episodi( Lo scarafaggio, Tra i vicoli, Dolore nella notte) poi legati da un epilogo il cui fil rouge è l'umorismo beffardo: il professore che parla di moralità in realtà è appassionato di pornografia, all'editore di un giornale in realtà non importa un fico secco che il suo giornale perda abbonamenti o meno e si comporta da mascalzone, un servitore dello Stato per bisogno fisiologico urgente si trova a infrangere una gran quantità di leggi senza neanche rendersene conto.
Ji-ri-myeol-lyeol ( titolo tradotto Incoherence) di fatto si fa beffe della scarsa moralizzazione della società coreana, evidenziando il lato oscuro di persone in vista, mentre le loro vittime inconsapevoli, i veri eroi della società coreana, neanche guardano lo show televisivo in cui i tre si riempiono la bocca di parole e di concetti estranei al loro fare quotidiano.
Hanno cose ben più importanti da fare che guardare uno stupido show televisivo.
L'epilogo può essere visto anche come una rappresentazione del potere mefistofelico dei mass media di creare falsi idoli e false verità: l'importante non è essere ma apparire e se si appare in tv ancora meglio.
In alcuni passaggi il film appare piuttosto ingenuo, anche nel suo aperto citazionismo che va dal cinema muto( l'inseguimento nei vicoli) fino al Fuori Orario scorsesiano.
In embrione c'è già tutto il cinema a venire di Bong Joon Ho,la sua ironia, il suo gusto plastico per l'inquadratura, il suo temperamento politico, con qualche peccato di gioventù e qualche particolare da rivedere, tra cui il lavoro non proprio brillante degli attori.
Però si sorride e si riflette su questo cortometraggio che sceglie di fare polemica sociale con ironia, in punta di fioretto.
Un modo per non essere censurato?
in embrione qui c'è il suo cinema a venire
fa la parte del procuratore in preda a urgenze fisiologiche. Anche con meno smorfie andava bene lo stesso....
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