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No grazie, il caffè mi rende nervoso

Regia di Lodovico Gasparini, Lello Arena vedi scheda film

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La recensione su No grazie, il caffè mi rende nervoso

di SalvoVit
6 stelle

 

Anni '80, anni di cambiamenti e trasformazioni per Napoli ed il suo popolo. L'arte cambia e muta. La musica vede la sua più grande trasformazione, dalle popolari 'Reginella' e 'Torna a Surriento' si passa al progressive rock degli Osanna e al Blues di Pino Daniele. Le tradizioni napoletane che da tempo sono state simbolo di un popolo stanno per essere attaccate e allontanate a favore di un rinnovamento sociale e una voglia di cambiare in tutto e per tutto. NO GRAZIE, IL CAFFE' MI RENDE NERVOSO è un'opera anomala, ambigua e particolare che si inserisce perfettamente nel periodo e nel luogo in cui è stata girata. NO GRAZIE... racconta questo particolare periodo di cambiamento in modo coraggioso e interessante. Parliamo di un'opera difficilmente catalogabile, tra la commedia nera, il thriller e la parodia.

 

NO GRAZIE... pone una sorta di freno a quest'era di cambiamenti per Napoli e lo fa in modo curioso, introducendo un maniaco omicida che minaccia di far saltare il festival musicale più importante della città, festival simbolo della trasformazione musicale del periodo a Napoli, tutto questo firmandosi non a caso Funicolì Funicolà. Funicolì Funicolà simboleggia il passato, il passato di un popolo che difficilmente riesce ad accettare quest'ondata di cambiamenti, quasi come se si sentisse improvvisamente spogliata, svestita da tutto ciò che l'aveva resa ciò che era. Il conservatore vede tutto ciò come un improbabile furto d'identità, e l'identità è quella di Napoli, rubata da coloro che rinnegano il passato e la tradizione a favore della novità e del rinnovamento sociale.

 

Questo è un film di Lello Arena in tutto e per tutto. Dopo essere stato una perfetta spalla di un grandioso Troisi nel celebre RICOMINCIO DA TRE, prende in mano la situazione, scrive la sceneggiatura e diventa protagonista assoluto. NO GRAZIE... è interessante nel fantastico soggetto ideato non per niente da Massimo Troisi ma probabilmente l'entusiasmo attorno a quest'opera può tranquillamente finire qui. Oltre al grandioso soggetto, il film risulta essere però privo di forza e non riesce a sfruttare pienamente tutto il potenziale che aveva. La prima parte di film è ottima, piena di momenti esilaranti e grotteschi, piena di gag di ottimo livello e di spunti interessanti. La seconda parte di film invece non funziona e, pur essendo godibile, risulta a tratti noiosa e banale, a causa di una regia piatta e televisiva che specialmente nella seconda parte di film fa sentire la sua mancanza di idee e creatività.

 

 

Arena è uno degli aspetti migliori del film e mostra liberamente le sue doti da caratterista. Le interpretazioni restanti sono invece di medio livello, dimenticabili o quasi, e anche Troisi, a parte qualche battuta e gag interessante, risulta essere utilizzato in modo approssimativo e quasi ingiusto. Sembra quasi essere stato inserito nel film forzatamente, solo per il suo nome. NO GRAZIE... sarebbe potuto essere un capolavoro della commedia e gli elementi c'erano tutti, ma così purtroppo non è stato. Parliamo di un buon film, godibile ed interessante per alcuni aspetti. In più alcune gag sono davvero fantastiche e guidano una regia piatta e priva di forza. Da antologia la sequenza con la pistola tra Arena e Mastino (<<Tu ce l'hai una mamma a casa che ti aspetta?>>) o la sequenza iniziale tra Arena e il venditore ambulante o quella con Troisi che finge di essere in pericolo nella sua camera d'albergo o i vari esilaranti momenti nella cabina telefonica con Sergio Solli.

 

Peccato che a contornare delle eccellenti gag e una fantastica idea di partenza ci siano una sceneggiatura a volte zoppicante ed una regia di basso livello che specialmente nella seconda parte di film si fanno sentire. Un film anti-conservatorista, difettoso, certo, ma che, a differenza di molti altri film difettosi, merita comunque di essere rivalutato. Gli spunti interessanti ci sono e l'idea di partenza è grandiosa, pensando anche al periodo in cui è stato realizzato.

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