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No grazie, il caffè mi rende nervoso

Regia di Lodovico Gasparini, Lello Arena vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su No grazie, il caffè mi rende nervoso

di maso
7 stelle

 

 

 

 

No grazie, il caffè mi rende nervoso (1982) — The Movie Database (TMDB)

 

 

 

 

 

 

Il tormentone di questo film è "Napoli ha da cagna'!".

L'anno di grazia 1982 aveva messo alle spalle un periodo duro per l'Italia e tutto il paese viveva un clima di festa e rinascita sbocciato con la vittoria degli azzurri in Spagna, il cambiamento era nell'aria e quindi come diceva un verso di una canzone di Pino Daniele "Tant l'aria s'ha da cagna'" anche a Napoli, luogo in cui tradizioni e abitudini sono dure da scalfire.

Il tema dei tempi che cambiano o che dovrebbero cambiare è al centro di "No grazie il caffè mi rende nervoso" sviluppato da una intuizione di Massimo Troisi, ovvero miscelare commedia e thriller in un'unica storia che vede un fantomatico psicopatico omicida impegnato anema e cor' a sabotare il Festival nuova Napoli che già dal nome implica la partecipazione della new generation di artisti che sta crescendo in città.

Una analisi attenta della trama mi ha portato a pensare che per sviluppare la sceneggiatura Lello Arena e compagni abbiano preso spunto da Nashville di Altman visto il festival come motivo accentratore per un fatto di sangue che qui è anche più marcato visto che il maniaco è un sabotatore prima e un serial killer poi, ma anche da "Il Mostro" di Zampa in cui il personaggio interpretato da Dorelli era un giornalista milanese fallito con una vita di merda proprio come il suo coevo partenopeo Michele Giuffrida ed entrambi per una coincidenza, che si rivelerà poi non esser tale, si trovano in contatto epistolare con il killer di turno che colpisce personaggi famosi dando ai suoi emissari della carta stampata l'occasione di emergere da una vita professionale ai margini dell'azienda per cui lavorano raccontando le loro gesta e diffondendo le loro lettere minatorie.

Barigozzi/Dorelli sfruttava l'occasione per dare una svolta alla sua vita pagandola a caro prezzo mentre Giuffrida/Arena è un povero sfigato timido e impacciato con un padre che finge di morire recitando poemi in vernacolo napoletano per metterlo in ridicolo, devastante a livello comico la scena che in pratica si rivela essere cronica nella sua vita cioè di essere assalito da un ambulante al semaforo che gli vuole rifilare oggetti sempre più grandi inutili e ingombranti e lui li ha già tutti in macchina a dimostrazione che è un povero cristo travolto dagli eventi che seguiranno impastati con la realtà di Napoli che per il serial killer Funiculì funiculà nun s'ha da cagnà.

L'impacciato giornalista alle prese con il suo solito noioso bailame al giornale viene informato dalla sua stuzzicante collega fotografa Lisa (bella prova di Maddalena Crippa) di un incidente al teatro tenda per il crollo degli spalti che ha causato tre feriti ed in sottofondo mentre arrivavano i soccorsi negli speakers dell'impianto si udiva Funiculì funiculà, proprio in quel momento Michele le mostra una cartolina con il vesuvio in eruzione con appiccicato il n°90 della tombola (la paura) e con su scritto sopra un messaggio minatorio rivolto alla città di Napoli che nun s'ha da cagnà, e il festival nun s'ha da fa, i partecipanti verranno uccisi dall'autore del sabotaggio Funiculì funiculà.

Michele non gli da peso pensando ad uno scherzo ma Lisa che è di estrazione nordica e intraprendente ci mette un secondo a fare due più due e fiuta lo scoop spingendo Michele ad investigare e produrre materiale se non utile per il suo giornale quanto meno ad evitare che altre persone si facciano male. 

Un misterioso uomo con lo spolverino nero e dai caratteri nord europei si aggira per il film mescolandosi fra la gente sempre a contatto con i fatti macabri della storia, sarà lui il killer legato alle tradizioni?

Quando lo vediamo in azione indossa i guanti del Napoli calcio ripreso come in un film di Dario Argento, la pizza, u café 'o mare devono rimanere tali e quali per lui e non è un caso che le sue vittime predestinate siano James Senese e Massimo Troisi: il primo rappresenta il nuovo sound di Napoli con le sue influenze blues e jazz oltre alla minaccia etnica nera lontana anni luce dal suono tradizionale di Funiculì funiculà mentre Troisi era al tempo l'artista più promettente dell'avant guard teatrale e cinematografica partenopea senza però la maschera di Pulcinella addosso e devo dire che le parti migliori del film sono proprio quelle che li coinvolgono.

Senese minacciato e stalkerato come in uno slasher vive i suoi cinque minuti di paura fra i meandri del teatro tenda per poi essere ammazzato in una sequenza in cui il confine fra comicità e paura è correttamente marcato; più scioccante e disturbante la persecuzione a Troisi barricato nel suo albergo dalla paura, prova e riprova con le sue guardie del corpo a simulare l'arrivo del killer ma quando poi il maniaco arriva davvero e lo minaccia da dietro la tenda con una voce inquietante non può far altro che sottostare al suo volere e la scena fa spanzare dalle risate, lo scambio di battute seppur esilarante scuce anche dei brividi di paura genuini:

 

Funiculì funiculà - Perchè vulite cagnà a Napule? -

Troisi  - No ie vuje che Napule rimane cume na vota ......cagnate a Rovigo! -

 

La scena con Troisi trovato morto dai popolani in pigiama nella cassa di un calessino con la pizza in bocca è disturbante e inaspettata e denota una certa finezza nella messa in scena ed il montaggio.

Il resto della trama è molto più debole e tutta la parte con i camorristi e il rapimento di Michele sembra un riempitivo che conduce ad un finale che quancuno può vedere arrivare in anticipo perchè Lello Arena è bravo a dare una vena di follia al suo personaggio fin dal principio, proprio quando pronuncia il titolo del film sembra sprgionarne un pò per poi crollare nel finale quando Lisa lo segue nel suo

ufficio e scopre che è lui il pazzo omicida: nel suo scantinato mausoleo con la statua di pulcinella vestito da calciatore del Napoli con indosso i guanti da killer e poster al muro tratteggia tutti i caratteri del malato di mente ossionato da qualcosa che non esiste tanto da essere il mandante delle lettere ed il suo ricevitore, ecco perchè non gli dava peso e non cedeva alle avances della collega: è solo uno dei poveri cristi della fauna napoletana che vive alla giornata per rimanere a galla come il suo amico cieco (?) 10 decimi, o l'altro poveraccio che telefona alla gente minacciandola di morte per poi dire che ha sbagliato numero.

Napoli sarà sempre la stessa con pizza e mandolino, a munnezz e i pacchi tirati per strada, in 4 su un motorino e o Surdat innammurat, Napuli turna campiò, o cafè, o babba' e a gomorra.

Michele elenca a Lisa solo le cose buone che non vuole siano cambiate a Napoli ma non quelle cattive, non sa che da li a tre anni nel Napoli giocerà Maradona quindi i cambiamenti a volte giovano, diciamo che fa paura affrontarli e non è un caso che Maradona abbia militato nel Napoli una città in cui convivono grandi meraviglie ma anche grandi magagne difficilmente risolvibili perchè annullandole snatureresti Napoli e la sua dura realtà fatta di piccole e grandi battaglie giornaliere e bellezze sotto il sole.

Fatto con pochi mezzi e sicuramente riuscito per la bravura di chi ci ha lavorato, certo la sceneggiatura e la regia hanno delle pecche da opera prima.

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