Regia di Baltasar Kormákur vedi scheda film
Il titolo scelto per l’edizione italiana è fin troppo esplicito, ovvero fin dall’inizio non si può fare a meno che aspettare questa fantomatica tragica scelta che a tutti gli effetti è il vero e proprio fulcro portante di tutto il film.
Intorno non c’è molto di veramente riuscito, ma in ogni caso rimane un prodotto che non si dimentica soprattutto per il sopracitato colpo di scena che non può fare a meno di creare dubbi e pensieri.
Paul Stanton (Dermot Mulroney) e sua moglie (Diane Kruger) sono disposti a tutto pur di salvare la loro figlioletta che senza un veloce trapianto di polmoni non può sopravvivere a lungo.
La lista d’attesa è troppo lunga così, seguendo alcuni indizi, Paul si reca in Messico alla ricerca di un’organizzazione che per denaro gli possa trovare i polmoni ed eseguire l’operazione.
Il tempo è tiranno, il Messico si rivela essere un luogo assai ostile, ma soprattutto Paul dovrà prendere in pochi istanti la decisione più difficile della sua intera vita.
Pellicola molto intuitiva e scattante, purtroppo anche un po’ confusionaria in alcuni sviluppi che si susseguono sempre piuttosto rapidamente senza pensarci su troppo (il che ha aspetti positivi, ma anche altri negativi).
Come action-thriller funziona comunque in maniera egregia, lo sprono che domina la storia (far di tutto per salvare il sangue del proprio sangue) offre sussulti continui, mentre le scelte della fotografia impreziosiscono il territorio avverso a Paul fornendogli connotazioni inusuali e piuttosto efficaci.
Ma come detto in precedenza tutto il succo del discorso si cela nel finale, cinque minuti nei quali accade di tutto e dai quali se ne esce letteralmente pietrificati sia per i siginificati etico-morali che per ciò che la “tragica scelta” finale comporta, sia per l’immedesimazione che lo spettatore non può fare a meno di provare (e porsi la domanda su come si sarebbe comportato trovandosi in quella stessa situazione), sia per i pochi istanti destinati al dopo, con volti che parlano più di mille decisioni (soprattutto quello della Kruger).
Dunque direi che il film è un po’ stringato (anche il minutaggio è decisamente scarno per un prodotto del genere), ma che sa piazzare la zampata giusta nel momento migliore come solo di rado accade.
Discreto.
Regia di polso che però sovente si dimentica di soffermarsi su passaggi basilari.
Comunque efficacissimo sul finale.
Discreto.
Poco sollecitata, più che altro fa da "cavia".
Ci mette un carattere notevole (soprattutto se si considera molte sue scelte attoriali recenti), ma nella parte di poteva fare di più.
Comunque più che sufficiente.
Rimane spesso dietro le quinte, ma quando si tratta di tirare fuori gli artigli (da madre) non si fa attendere.
Valore aggiunto considerevole (il saper recitare non è mai un optional).
Piccola parte espletata con giustezza.
Più che sufficiente.
Il ruolo viscido ed ambiguo gli calza a pennello.
Meno tracotante di tante altre volte.
Sufficiente.
E' stato piacevole ritrovarla (almeno per me dopo tanto tempo).
Contributo sufficiente.
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