Regia di Baltasar Kormákur vedi scheda film
Storia drammatica con il tetro sfondo di turpi commerci di organi a danno di un’infanzia da terzo mondo sempre piu’ allo sbando per favorire quella privilegiata di una societa’ che puo’ pagare e comprarsi ormai tutto, dato che ormai tutto ha un prezzo, un valore di scambio. Anche un polmone, un rene o quant’altro. L’esordio americano del promettente regista islandese Baltasar Kormakur si sviluppa secondo i cliché tipici del dramma di denucia, senza particolari colpi d’ala se non una discreta padronanza del ritmo e della tensione, dosate un po’ a tavolino per un prodotto che non ha ne’ l’ambizione ne’ le reali possibilita’ per puntare ai livelli autoriali di un “Traffic soderberghiano”. In un cast che alterna nomi in voga come la Kruger, ambiziose partecipazioni come Sam Shepard , una finalmente ritrovata Rosanna Arquette, ed ex bellocci che non sono mai riusciti a sfondare completamente come un segnato Dermot Mulroney, alla fine e’ proprio quest’ultimo che si fa notare sugli altri per una interpretazione che nasce banale o come tante, ma cresce progressivamente di intensita fino a lasciare un certo segno in occasione della tragica scelta finale che suggerisce il titolo italiano. Scelta (che non svelero’ naturalmente) che comunque non fa onore ad un film che evidentemente non ha il coraggio di andare fino in fondo alla denucia di questo atroce allucinante (per una volta l’aggettivo e’ giustificato) commercio di organi, e che santifica e martirizza il protagonista rendendo illogico tutto il delirante percorso accidentato in cui risiede il tessuto narrativo di tutta l’opera.
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