Regia di Ian Fitzgibbon vedi scheda film
Donald è un adolescente che sta spendendo i suoi quindici anni come fanno quasi tutti i suoi coetanei: notti brave con gli amici, ordinarie incomprensioni con i genitori, disegna fumetti e graffiti su qualsiasi superficie ( poi pagandone le conseguenze ), è afflitto dai primi turbamenti sessuali e dai primi sussulti d'amore.
L'unica cosa che lo differenzia dagli altri adolescenti è che lui alla maggiore età non ci arriverà mai: è malato di una rara e aggressiva forma di leucemia che non gli lascia molto da vivere.
Per esorcizzare la paura della morte continua a disegnare fumetti in cui il suo alterego, un supereroe, deve fronteggiare un supercattivo armato di aghi e di siringhe.
E intanto i genitori gli fanno frequentare un "tanatologo", una specie di psicoterapeuta che gli permetta di superare la paura della morte e mettere da parte quel fatalismo pernicioso che sta avvolgendo quel che gli resta da vivere.
Death of a superhero, a scanso di equivoci, è un bel ritratto di un adolescente un po' diverso dal solito non per causa sua. Sfugge le trappole della retorica, non cerca la comoda scorciatoia della lacrima facile, non percorre i clichet del classico film sul coming of age, genere ultimamente molto frequentato su grande schermo.
Soprattutto perchè Donald non ha il tempo materiale per completare la sua formazione, per lui l'età adulta non arriverà mai e con essa la definitiva maturazione.
Dal punto di vista formale il film di Fitzgibbon è molto interessante: la commistione live action / fumetto è articolata in modo originale .
Sono le tavole disegnate dalla mano talentuosa di Donald che in pratica parlano della malattia, usando metafore molto concrete, ai limiti della brutalità, creando un mondo alternativo privo di luce e di speranza con il supereroe alterego del protagonista che combatte con tutte le sue forze contro un nemico infido e invincibile.
Altrimenti Donald cerca di essere normale: anche se ha un aspetto un po' da alieno con il suo cranio pelato un po' a punta e un cappellino sempre calato fin quasi sugli occhi per coprire l'alopecia derivata dalla chemioterapia, non è affatto escluso dai compagni che si sforzano di coinvolgerlo in più cose possibili: beve alcool anche se minorenne, fuma erba, ha i normali moti di ribellione verso i suoi genitori che lo adorano ma non possono guardarlo autodistruggersi giorno per giorno, come se non bastasse la malattia.
Ma forse è questo l'unico modo per non pensare al suo destino che si avvicina a grandi passi, Donald esorcizza così la sua paura di morire.
E anche quando conosce la bella Shelly, ribelle come lui, il film ne tratteggia delicatamente la relazione rifuggendo la deriva sentimentale più ovvia.
Death of a superhero convince soprattutto come racconto di un'adolescenza che non vedrà mai la sua fine, il suo sbocco naturale nell'età adulta. Donald sa benissimo che il suo è un percorso a breve termine e la sua consapevolezza dolorosa è il cardine attorno a cui ruota tutto il film.
Eccellente il lavoro del giovane Thomas Brodie-Sangster nella parte del giovane protagonista mentre meno convincente il personaggio del tanatologo Andy Serkis, il classico maestro di vita che sembra conoscere tutto e tutti perchè ha vissuto tutto sulla sua pelle.
La morale è che si può essere supereroi dentro oltre che fuori.
Ma alle volte anche i supereroi muoiono.
(bradipofilms.blogspot.it)
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