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Ninja guerriero bionico

Regia di Tim Ashby vedi scheda film

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La recensione su Ninja guerriero bionico

di moonlightrosso
1 stelle

E' il brutto che preesiste e trascende al suo Autore o è l'Autore stesso in grado di crearlo?

Il brutto nella sua assolutezza che preesiste e trascende il suo Autore. Questi, attraverso imperizia, dilettantismo e incapacità può soltanto renderlo manifesto nonchè esaltarlo in ogni suoi aspetto e forma.

Un principio neoclassico espresso all’incontrario utile a delineare il “talento negativo” del filippino Godfrey Ho, un nome imprescindibile per la conoscenza e la cultura di ogni cinebruttaro che si rispetti. Nato artisticamente nella factory degli Shaw Brothers dove fu aiuto regista e occasionalmente anche attore in molti films del grande Chang Cheh, uno dei nomi più apprezzati e accreditati dei mitici "gong fu movies"  dei settanta, licenziò nel decennio successivo una congèrie imprecisata di “Ninja movies” a bassissimo costo. Prendendo le mosse dall’archetipo “The Invincible Ninja” di Menhaem Golan (1980) con il nostro Franco Nero, ebbe modo di realizzare, anche attraverso il bieco assemblaggio di films mai completati, una delle saghe più povere e squallide che la settima arte abbia mai conosciuto.

Armandomi di coraggio e di innato spirito masochistico, mi accingo dunque alla visione di questo film il cui titolo rifa il verso nella versione italiana, per smaccati quanto maldestri motivi commerciali, al noto serial “La donna bionica” che imperversava nei palinsesti televisivi degli anni ottanta.

Una voce fuori campo e fuori luogo avverte che ci troviamo a Hong Kong, una delle città più ricche e lussuose del mondo (buono a sapersi!!). Dopo le prime dilettantesche panoramiche realizzate con macchina a mano traballante, la storia, davvero di ardua comprensione (c’è chi ha avanzato l’ipotesi che si tratti di due films in uno ma non ci è dato sapere con certezza), inizia con una lotta tra due bande rivali per la spartizione del bottino frutto di una rapina in una gioielleria. In barba a ogni logica narrativa e con straniamento quasi kafkiano per il malcapitato spettatore, s’innesta quasi subito un’altra disputa finalizzata all’impossessamento di un microfilm (che risulterà essere, lo vedremo nel finale, un minirullo a 16 mm, forse il trailer di un’altra deprimente pellicola dello stesso genere), il quale conterrebbe documenti in grado di fomentare tensioni e discordie (sic!), nonché di distruggere la pace nel mondo (nemmeno il compianto Sergio Bergonzelli aveva raggiunto cotanta profondità di pensiero nei suoi “capolavori” “Porco Mondo” e soprattutto “Diamond Connection” ma andiamo avanti!). A contendersi il prezioso documento si muovono improbabili guerrieri Ninja assoldati nientemeno che dal KGB; le succitate bande di rapinatori e i servizi segreti di Hong Kong, facenti capo a una scalcinatissima organizzazione capitanata da un vecchietto pluriottuagenario e originari possessori del documento stesso. In essa riconosciamo alcuni tra i personaggi più assurdi della storia del cinema come l’agente speciale Gordon, impersonato da colui che è stato consacrato da parte di un acuto recensore come il clone orientale di Lucio Battisti (mai definizione più calzante è stata trovata!); un poliziotto ciccione affetto da diarrea e un ulteriore figuro che gira letteralmente a vuoto per tutta la durata del film e che si renderà protagonista (controfigurato) di un paio di scene erotiche con bruttezze locali, probabilmente recuperate da qualche altro film (la diversa grana della pellicola lo confermerebbe) e piazzate lì completamente a casaccio. A questo punto interviene anche la CIA, la quale decide di inviare alla volta di Hong Kong l’agente di punta Tommy (sic!), al fine di aiutare Gordon (non si capisce come visto che i due non si incontrano mai!) e i suoi scalcagnati commilitoni. Riveste la parte del detto americano un ultrasconosciuto culturista che ci impone possenti muscoli, faccia da perfetto imbecille e un coordinato sportivo con pantalone e canotta “giallo-canarino” che puntualmente indossa durante i suoi esercizi ginnici. Per difendersi al meglio dai Ninja russi e dal loro cattivissimo capo, il nostro decide quindi di diventare anche lui un Ninja. Come abbia fatto a trovare il relativo maestro non ci è dato sapere, posto che un tizio al quale si era rivolto per avere informazioni al riguardo gli aveva detto, in maniera neanche troppo velata, di arrangiarsi o, per dirla all’orientale, di consultare le pagine gialle di Hong Kong!.

Senza null’altro anticipare su una trama altamente sbrindellata e nella quale non possiamo far altro che abbandonarci alla sua scarsa comprensibilità (c’è un personaggio nuovo praticamente ogni trenta secondi!), il nostro Ed Wood dagli occhi a mandorla ci immerge e ci accompagna in un’atmosfera lisergicamente rarefatta dall’incredulità che aumenta a mano a mano che scorre il minutaggio di questo allucinante pastrocchio. Regìa di rara insipienza tecnica; uso completamente sbagliato delle lenti panoramiche (in alcune sequenze gli attori sembrano tutti nani deformi!); personaggi che recitano bacchettando il dito indice davanti al naso, alla maniera dei bambini dell’asilo o della famigerata e lugubre Ministra Fornero; dialoghi assurdi; situazioni completamente prive di ogni senso logico; incongruenze una dietro l’altra: indimenticabile rimane il ferimento della sorellina dell’agente Gordon da parte di un Ninja russo che nel frattempo provvede ad affettare con un colpo di katana anche il cagnolino domestico con conseguente e inevitabile "caiii!!" di dolore da parte del povero animale!! Il tutto salvo poi rivedere la ragazzina viva e vegeta, dopo una comprensibile degenza in ospedale, con in braccio un cane oltremodo catatonico (non sappiamo dirvi se era guarito dalla katanata o si trattava di uno nuovo!). A ciò aggiungiamo le numerose scene di lotta, quasi tutte girate malissimo, alla tutti contro tutti dove non si capisce chi sta con chi e con i ninja che spesso non combattono ma si limitano a guardare, apperendo e sparendo come è nella loro migliore  tradizione ma dove non se li fila praticamente nessuno!!! A tal riguardo piace segnalare, a raggiungimento del sublime, la rissa in cui i contendenti si affrontano armati fino ai denti con coltelli, bastoni e accette ma dove nessuno si fa male, salvo un malcapitato che riceve un’accettata in testa ma che subito dopo riprende a combattere come se niente fosse.

Circolato solo per il mercato home video, data la scomparsa dei cinemini di quartiere dove si sarebbe potuto strombazzare come prima visione assoluta, “Ninja il guerriero bionico”, come l’intera produzione di Godfrey Ho costituisce il miglior esempio della degenerazione totale del cinema popolare che ha reagito alla crisi implodendo in prodotti indegni anche per le platee più ingenue e sprovvedute dell’intero “orbe terrarum”.

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