Regia di Hart Bochner vedi scheda film
PCU, ovvero Port Chester University, ma ribattezzata Politically Correct University: in un campus dove regna la noia, dove ogni nobile causa ha i suoi strenui e ostinati difensori, dove gli alunni sono “impegnati” e raggruppati per ideologie (e quelli che non lo sono, sono troppo sballati per capire cosa sta succedendo intorno a loro), un gruppo di studenti reietti, autoisolatisi nei bassifondi (“The Pit”) del dormitorio, prova comunque a divertirsi, fare un po’ di scherzi e di sano casino e non prendersi troppo sul serio. Non senza provocare la disapprovazione dei rigidi compagni e l’indignazione della preside, i quali cercano in tutti i modi di ostacolarli e “sfrattarli” dai loro sotterranei. Inutile dire chi ne uscirà vincitore. Un’altra commedia goliardica che tentò di proporsi come il nuovo ’”Animal House” (con rimandi anche a “The Blues Brothers”) con scarso successo. C’è l’estroso Jeremy Piven a fare da capo-branco e un gruppo di variegati personaggi, alcune battute lasciano il segno, i dialoghi sono scoppiettanti e il film inizia con dei momenti quasi surreali, tanto che sembra dover spiccare il volo da un momento all’altro. Ahimé la trama si rivela in realtà banale: tutto finisce per afflosciarsi abbastanza miseramente e concludersi in fretta. Il problema poi è che non si riesce a fare il tifo per nessuno, né per i “piveniani” al centro del film e con cui dovremmo immedesimarci, né per gli altri. Magari visto con lo sguardo di un diciottenne, PCU potrebbe risultare più accattivante, ma io purtroppo ho passato i trenta.
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