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Una verità dolorosa

Regia di James Ronald Whitney vedi scheda film

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La recensione su Una verità dolorosa

di emmepi8
8 stelle

Del programmino che le nostre Tv avevano messo a disposizione, dico programmino perché di certo mi attendevo molto di più e non solo a livello di documentari e film, ho scelto nella giornata fatidica questa operazione e diciamo pure che sono stato fortunato. Una quasi casualità, vista la recensione di FilmTV (a qualcosa servirà, no!?? Scherzo, se no non avrei comprato questo giornale fin dal primo numero; quello del primo numero, effettivamente fu una scelta casuale dettata dalla copertina). Il film fa entrare nel privato, anzi nell’intimo di una famiglia, senza essere voyeristicamente impiccione e indirizzato  verso la perversione dello sfruttamento e della vendita di un dolore. Si vede fin dall’inizio la scelta registica delle riprese, e la distanza che alle volte si frappone con i protagonisti, nei momenti clou che avvengono; rimane  sempre difficile pensare che un regista che riprende un momento drammatico sia dedito solo alla ripresa, ma qui entriamo in un altro discorso di etica molto delicato, che è poi il discorso eterno del giornalista che fa il suo lavoro. Aver preso un bambino e seguirlo nella traccia dolorosa e rimandata dell’annuncio della morte della madre, con una situazione familiare molto delicata, che viene fuori in via naturale con tutte le problematiche del caso e senza mai stoppare, anche quando la delicatezza e la privacy lo suggerivano, non  era cosa facile, ma qui, diciamo, che il miracolo è arrivato. L’età di sette anni per un bambino è delicatissima, per il rapporto stesso che si crea con la madre, e qui in particolare dato che la madre era la sola presenza, al momento, che aveva, dato che c’era stata una recente separazione  dal padre; difficile poter nascondere anche a quell’età un avvenimento di dimensioni stratosferiche come quello, vista la presenza massiccia dei media e dei rapporti obbligatori che  lui ha con gli altri. Il suo mondo stesso lo porta a riflettere ed a domandare,  e gradatamente il padre interverrà, su suggerimento guidato da una psicologa, a portarlo alla verità, ma con cautele estreme, dato che il bimbo non accetta di proposito la realtà che via via gli si propone. La scena del decimo giorno dopo l’attentato, che è il giorno prescelto dal padre per dire la verità, è un pezzo di bravura registica e psicologica  davvero di pregio; le riprese sono distanti, ma il parlato è vicino e l’annuncio finale e stiracchiato del  padre, che in certi momenti non sa che strada prendere, per proteggere la sensibilità del figlio, il bambino che reagisce con il pianto, ma non si lascia mai andare alla disperazione attaccandosi a tutto quello che di concreto ha intorno, ed il padre si mette sullo stesso piano, ed il risultato è che nel dolore il bambino arriva con meno danni possibili all’accettazione della verità. Accanto a questa storia ce ne è un’altra più piccola, ma non meno drammatica, di una famiglia mussulmana che ha subito il lutto del padre, che era cameriere nella terrazza di una delle due torri. Questo inserimento ha una sua funzionalità, ed è quella del problema che gli americani, prima e dopo la tragedia, hanno con persone di questa religione, ma i fatti dimostrano che anche loro sono vittime di terroristi che si servono della religione per arrivare ai loro scopi.  Questa storia ha anche la funzione specifica di evidenziare il problema, quando la nonna del bambino esprime come sfogo di rabbia ed impotenza il suo odio incondizionato verso queste genie di persone. Significativo la frequentazione del bambino  con il figlio mussulmano che fanno una specie di test, per arrivare a capire come le persone sono informate sui fatti, i luoghi ed i paesi. Nel film c’è anche un momento particolare, nella parte centrale, della famiglia del bambino al completo, dove avvengono, proprio sulla linea della rabbia e della commozione, dei fatti drammatici ed intimi che portano la nostra riflessione ancora più dentro al tema propo

Sulla trama

una storia raccontata con vera delicatezza del caso

Su James Ronald Whitney

ottima idea di regia, anche se non facile

Su

rimane nel cuore questo bambino di sette anni

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